Trastevere, in migliaia alla marcia silenziosa: «Quel 16 ottobre '43, una ferita insanabile»

Con la comunità ebraica e sant'Egidio

Migliaia di persone, candele accese e cartelli con i nomi dei campi di concentramento dove intere famiglie
di ebrei romani, furono deportate il 16 ottobre di 75 anni fa. Ha sfilato ieri da piazza di Santa Maria in Trastevere al Portico d'Ottavia la marcia silenziosa per ricordare «quella lacerazione insanabile», come l'ha definita il parroco della Comunità di Sant'Egidio, monsignor Marco Gnavi.
Al corteo ha preso parte anche la sindaca Virginia Raggi, che ha sottolineato l'importanza di continuare a instillare i valori della giustizia e della tolleranza nelle nuove generazioni: «Il 16 ottobre è stata una ferita non solo per la comunità ebraica, ma per Roma tutta». La sindaca ricorda poi la foto choc scattata qualche giorno fa davanti ad Auschwitz.
"Sono tre ragazze - dice Raggi - l'altro ieri sono state fotografate mentre facevano il saluto fascista davanti all'ingresso, la responsabilità è anche nostra che abbiamo relegato a quattro pagine del libro di storia una tragedia così grande. Dobbiamo riappropriarci della nostra storia e darle un peso diverso».
Il governatore del Lazio, Nicola Zingaretti, ribadisce la necessità di continuare a denunciare i pericoli che, seppure in forme diverse, si ripropongono: «La radice del 16 ottobre è stato l'odio, al quale si è arrivati attraverso un processo segnato dalla promulgazione delle leggi razziali nel 1938. Viviamo in un tempo in cui la cultura che si vuole imporre è quella dell'intolleranza, alla quale bisogna rispondere con la cultura della giustizia, perché l'odio trova spazio nella rabbia e nell'insoddisfazione delle persone».
Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant'Egidio: «E' un fatto che ha cambiato la storia di Roma, noi lo ricordiamo non come una memoria sbiadita, ma come un popolo crescente: lo testimoniano i molti immigrati presenti, perché anche loro devono assumere quella ferita dell'antisemitismo e del razzismo che colpì e distrusse la città di Roma. Questo è un alto momento di coscienza civile. Dal '94 come Comunità di Sant'Egidio sentiamo il bisogno di ricordare, l'allora rabbino Elio Toaff mi disse: "Finché vivo io ci sarò sempre". Così il 16 ottobre del '43 diventa un momento di crescita per la nostra città».
La presidente della Comunità ebraica di Roma, Ruth Dureghello, rivolge un messaggio ai giovani: «C'è bisogno di tenere viva una memoria che si allontana nel tempo e rende ancora più difficile comprendere. E importante insegnare ai ragazzi che quello che è stato non è un incubo, ma è accaduto e può accadere di nuovo».
La commemorazione si conclude nel quartiere ebraico dove sono presenti, oltre al rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni, gli ambasciatori di Israele e della Germania.


[ Maria Egizia Fiaschetti ]