Il premio internazionale “Santa Rita da Cascia 2024” è stato attribuito a una giovane donna, profuga siriana, cristiana, arrivata in Italia nel 2020 con i corridoi umanitari.
Anna Jabbour ha raggiunto l'Italia con la piccola figlia e il marito dopo una dura e lunga permanenza in un campo profughi in Libano. Il premio le è stato attribuito, si legge nelle motivazioni “per la testimonianza di pace, fratellanza e fede che incarna con la sua storia, da profuga di guerra a mamma di speranza e coraggio per sua figlia e allo stesso tempo per tutti coloro che incontra, non avendo mai perduto il forte desiderio di sognare e impegnarsi per un futuro di umanità e unione che possa cancellare ogni odio e sofferenza”.
Al momento della premiazione, Anna ha raccontato con commozione la tragica esperienza della guerra iniziata nel 2011, durante la quale si è sposata, e la nascita della figlia nel 2016 che ha spinto lei e suo marito a lasciare la Siria per dirigersi in Libano, alla ricerca di un futuro migliore.
La sua fede cristiana l'ha sempre sostenuta, anche quando, arrivati in Libano, la situazione è andata peggiorando, anche per l’esplosione del porto il 4 agosto 2020, che li ha lasciati nuovamente senza casa. È qui che Anna ha sentito parlare dei corridoi umanitari della Comunità di Sant’Egidio: “Ci sembrava un sogno: la possibilità di vivere in pace, tranquillità, lavorare e impegnarci nella società, la possibilità per Pamela di vivere una vita ‘normale’. Nei mesi seguenti abbiamo iniziato a scoprire Roma e l’Italia, imparando la lingua. Mia figlia ha iniziato subito la scuola. Non ci siamo mai sentiti soli, gli amici della Comunità di Sant’Egidio ci hanno preso per mano e ci hanno insegnato a camminare. Fanno la cosa più bella del mondo: ti danno speranza, la cosa fondamentale per chi ha vissuto nel buio della guerra”.
Oggi, Anna vive a Roma con la famiglia, lavora partecipa alle iniziative della Comunità per i poveri e alle preghiere per la pace: “Oggi siamo sereni, mio marito lavora in una ditta di pulizie e io lavoro con una signora anziana, abitiamo vicino a lei. Pamela è felice di studiare e di avere gli amici della scuola. E così abbiamo pensato di restituire il dono che abbiamo ricevuto, e allora abbiamo fatto tante amicizie con i poveri ed altri profughi arrivati con i ‘Corridoi Umanitari’”.