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Un viaggio di speranza e l'accoglienza che trasforma vite in Italia. La testimonianza di Mathieu Dansoko in occasione della visita del presidente Sergio Mattarella

 

 

Buon Pomeriggio Signor Presidente della Repubblica Italiana

Mi chiamo Mathieu ho 28 anni e vengo dal Mali.
Sono arrivato in Italia 7 anni fa.

Come forse sapete nel 2012 nel mio paese c’era un conflitto tra governo e ribelli; io in quel periodo ero studente e vivevo con mia nonna come tutti i ragazzi andando a scuola; un giorno i ribelli sono arrivati nel mio villaggio, nel nord del Mali, e hanno preso la mia casa; tornando da scuola ho visto che la casa andava a fuoco e sono scappato.
Ho attraversato il deserto fino in Algeria dove sono rimasto per due anni; lì cercando lavoro per sopravvivere ho incontrato una famiglia algerina che mi ha ospitato e fatto lavorare anche se ero senza documenti. Ero un aiutante saldatore e viaggiavo con il mio datore di lavoro; in uno di questi viaggi siamo andati in Libia ma un giorno i soldati libici sono venuti al cantiere per un controllo e poiché non avevo i documenti il mio datore di lavoro non ha potuto difendermi e mi hanno arrestato e portato via.
Nelle prigioni libiche mi hanno chiesto dei soldi per essere liberato e io non li avevo quindi oltre alle percosse mi hanno costretto a lavorare per pagare la mia cauzione; per due anni ho cambiato diverse prigioni e fatto i lavori forzati. Il cibo era scarso e mi sono ammalato gravemente. Nella prigione molti erano morti e i soldati libici per non aumentare il numero dei decessi, mi hanno caricato su un barcone per liberarsi di me.
La traversata è durata una settimana e infine sono sbarcato a Lampedusa dove mi hanno curato e poi trasferito in un centro di accoglienza vicino a Roma.

Ho così incontrato la Scuola di Lingua e Cultura Italiana della Comunità di sant’Egidio e in attesa dei documenti ho cominciato a studiare e parlare italiano.  Nel centro di Fiano Romano ho conosciuto il mio attuale datore di lavoro che ha una ditta per sistemi di sicurezza anti-incendio e aveva bisogno di una sostituzione di una settimana. Il lavoro mi piaceva molto e ho imparato presto quindi mi hanno proposto una formazione e poi un contratto di lavoro stabile.

Oggi sono un operaio specializzato di sistemi anti-incendio e con la mia ditta forniamo sistemi di sicurezza in diverse scuole e uffici pubblici e formiamo i responsabili con corsi sulla sicurezza nei luoghi di lavoro.
Sono molto fiero del fatto che io, come tanti che arrivano a Lampedusa, siamo considerati un problema di sicurezza ma oggi io sono qualcuno che protegge la sicurezza degli italiani. L’Italia mi ha accolto ed ha saputo integrarmi, questo è possibile quindi per tanti che arrivano come me fuggendo da situazioni difficili!

Oltre al lavoro, la mia vita è cambiata anche grazie all’incontro con la Comunità di sant’Egidio; credevo che avrei solo imparato la lingua ma ho trovato una famiglia che mi ha accolto a braccia aperte, mi hanno fatto integrare in questo Paese e mi hanno insegnato tanto. Adesso io faccio parte della Comunità e aiuto chi ha bisogno: la domenica preparo insieme ai miei amici il cibo per circa 400 persone che vivono in strada e ogni 15 giorni organizziamo un “pranzo dell’Amicizia” insieme a loro.
Grazie Signor Presidente della sua visita e della sua attenzione