Non si ferma la mobilitazione dei Giovani per la Pace della Comunità di Sant'Egidio. Dopo il Campidoglio, Piazza Vittorio, Piazza di Spagna e la Fontana di Trevi, gli alunni delle scuole medie si sono ritrovati martedì 10 maggio ai piedi del Castel Sant'Angelo, dove la statua dell'arcangelo Michele, che rinfodera la spada, ricorda la fine della peste che nel 590 si era abbattuta su Roma.
"La guerra è come la peste - dicono i Giovani per la Pace promotori del Peace Mob - e speriamo che finisca al più presto come finì all'epoca. Al terzo mese di conflitto, infatti, il rischio di abituarsi alle terribili scene di morte e distruzione che giungono dall'Ucraina e da altre zone di conflitto è forte e va contrastato. Non possiamo mai rassegnarci alla guerra, non possiamo accettare che si evochi un'escalation del conflitto con tanta leggerezza". Questa è la convinzione che spinge i Giovani per la Pace a continuare la loro mobilitazione pacifica e a scendere nuovamente in piazza, stavolta non lontano dalla basilica di San Pietro, dove Papa Francesco ha recentemente lanciato l'invito a "chiedere a gran voce la pace, dai balconi e per le strade!".
Al loro fianco alcuni testimoni, che hanno provato sulla loro pelle la crudeltà della guerra: giovani dalla Siria, dall'Iraq e dall'Ucraina. Tra loro anche Lea Polgar, ebrea di Fiume, scampata alla deportazione con la sua famiglia nel 1943.