Celebrare la resurrezione con i rifugiati dall'Ucraina a due mesi dall'inizio della guerra: preghiera e festa con Sant'Egidio nella Pasqua dei cristiani d'Oriente

 "Gesù scende nell’inferno della città di Mariupol dove centinaia di famiglie sono nei rifugi dell’acciaieria: donne, uomini, bambini, anziani, malati già da più di un mese vivono senza il sole nel sottoterra senza acqua e cibo in sufficienza. Gesù scende nelle città distrutte, aggredite dal male della guerra come Bucha, Irpin, Hostomel, e tante altre città in Ucraina che sono adesso sotto i bombardamenti. Il Signore scende in questi inferni per portare la luce della vita e della speranza".

La voce di padre Andriy Vakhruschev risuona nella basilica romana di Santa Maria in Trastevere, e annuncia con forza la resurrezione di Gesù, in questo giorno di Pasqua per i fedeli dell'Oriente cristiano, che cade proprio a due mesi dall'inizio della guerra.

La chiesa è gremita: sono più di 500,  donne e bambini ucraini rifugiati in Italia a causa della guerra, insieme ad alcune famiglie italiane che con la Comunità di Sant'Egidio partecipano all'accoglienza e all'invio di aiuti.

C'è commozione, nella preghiera, nei canti e nel ripercorrere i gesti della tradizione - la benedizione dei dolci e delle uova pasquali al termine della celebrazione - lontani da casa, con il dolore di quello che si è lasciato e la preoccupazione per i cari rimasti in patria.

Ma la preghiera apre alla gioia e alla festa: al termine della celebrazione, c'è il pranzo nei locali e nel cortile accanto alla basilica, con i cibi della tradizione e le uova pasquali per i bambini. Rifugiati da altre terre e da altre guerre - dalla Siria o dall'Etiopia, che qui hanno trovato una nuova vita e una nuova famiglia - servono il pranzo, offrono i dolci a grandi e bambini. Qui la pace è possibile.