"Vogliamo la pace!" La voce dei più giovani al flashmob dei GxP a Roma per chiedere la fine della guerra in Ucraina

La manifestazione Rome4Peace dei Giovani per la Pace

 

 

Con lo slogan, "È tempo di riprenderci il nostro futuro con la forza della nostra speranza!", un migliaio di giovani della Comunità di Sant'Egidio sono scesi di nuovo in piazza a Roma per manifestare contro la guerra in Ucraina.
Alla "Rome4peace", appuntamento in piazza Vittorio, promossa dai Giovani per la Pace della Comunità di Sant'Egidio, partecipano liceali e universitari provenienti da diverse zone della città, convinti che di fronte a ciò che sta succedendo in Ucraina, ormai da un mese e mezzo, non si possa restare in silenzio e sia indispensabile prendere con urgenza nuove iniziative per riportare la pace. Tra le testimonianze ascoltate quella di Julia, fuggita dal Paese in guerra con i suoi tre figli, il marito e la madre. "Da un mese e mezzo - ha detto - è in corso una guerra in Ucraina. Migliaia di persone vengono uccise. Città distrutte. Milioni di persone sono state costrette a lasciare le loro case e a fuggire. Essere un rifugiato è molto difficile. In un attimo perdi tutto, soprattutto la tua casa. Mi proibisco di ripensare alla mia casa perché è molto doloroso pensarci".
Al termine della manifestazione, è stato letto un appello finale: "Non potremo mai dimenticare la data del 24 febbraio 2022 quando la guerra è scoppiata a casa nostra, in Europa. Non potremo mai dimenticare la data del 9 marzo 2020, quando abbiamo capito che siamo tutti sulla stessa barca. Cosa è cambiato? Siamo cambiati noi? O siamo forse tornati indietro, più indietro di quanto ci aspettassimo? Cosa è cambiato? Ci sembra molto poco".
"La guerra - continuano - può scoppiare a causa di pochi ma della pace siamo tutti responsabili. Ogni guerra lascia il mondo peggiore. Ogni guerra lascia orfani. Case distrutte. Vite spezzate. Vite da ricostruire. Sogni infranti. Lo vediamo negli occhi persi dei bambini ucraini che stiamo accogliendo. Hanno lasciato i loro padri in Ucraina, le loro madri piangono ogni giorno per i loro mariti. Perché?". "Oggi qui – affermano quindi - vogliamo dire a tutto il mondo: guardate! Il nostro grido di pace non è un'utopia: nelle nostre scuole della pace i bambini ucraini e russi studiano uno accanto all'altro. Abbattiamo i muri che esistono nel mondo! Facciamolo con la forza delle nostre convinzioni perché è dal piccolo del quotidiano che nascono le rivoluzioni. Se avremo avvicinato, fatto giocare insieme un bambino ucraino e un bambino russo, allora, un giorno, avremo la pace". (ANSA).