Grégoire Ahongbonon non ha eguali nel parlare ai cuori. E di cuori ce n'erano molti, che sono rimasti toccati sabato scorso, giovani e meno giovani, che sono venuti ad ascoltarlo nella chiesa di Saint-Merry, durante la sua visita a Parigi.
In tournée per presentare il suo libro, Le Regard qui libère ("Lo sguardo che libera"), Grégoire ha parlato a lungo dell'audace opera di liberazione che porta avanti con i malati di mente nel suo Paese, in Benin, e in tutta l'Africa, da quasi trent'anni; una liberazione concreta che passa per il fatto di togliere le catene ai malati, attaccate ai piedi degli alberi a volte per anni. E all'improvviso, Grégoire tira fuori dalla borsa le catene di ferro strappate a un detenuto malato, davanti al pubblico interdetto e con "il cuore che improvvisamente affonda", ha confessato Quentin, un Giovane per la pace, poco dopo il convegno.
I giovani hanno ringraziato molto Grégoire per le sue parole e hanno anche potuto testimoniare il loro lavoro di pace e di fraternità con i senzatetto e gli anziani nel quartiere di Halles. Un quartiere storico, nel cuore di Parigi, che Grégoire ha poi potuto osservare con i giovani durante le loro visite di amicizia con gli amici della strada.