Storia di Dia, dall’inferno di Homs alla II F dell’Istituto tecnico a Pomezia

Scritto dai ragazzi di un istituto di Pomezia, ha vinto il concorso «#leparolechesiamo, i cittadini che diventiamo»

 

 

La storia di Dia, arrivato con il primo corridoio umanitario il 29 febbraio 2016, raccontata dai suoi compagni di scuola. Una storia di sofferenza, dalla guerra in Siria all'integrazione in Italia.

Dal Corriere della Sera del 21 febbraio 2019

Era un caldo pomeriggio d’estate, nella città di Homs dove abitavo con la mia famiglia. Le persone non avevano perduto la voglia di uscire e divertirsi, nonostante fossimo nel bel mezzo della guerra. Come tutti i giorni liberi, stavo giocando a calcio nel cortile dietro la scuola con i miei migliori amici Amir, Mohammad e Alì. La partita si stava concludendo in pareggio, il tiro decisivo spettava a me. In quel tiro misi tutta la mia passione per il calcio e, nel momento in cui il mio piede colpì con tutta forza la palla, sentii un sibilo. Alzai lo sguardo al cielo e vidi una bomba cadere su di noi, poi il buio... Aprii gli occhi con fatica: mi trovavo in una stanza completamente bianca, avvertivo il ronzio del neon, intravidi la sagoma di una donna: mia madre. Mamma mi abbracciò, chiamò papà con voce tremante e, piangendo dalla gioia, disse: «Sei vivo!». Mi raccontò che i medici erano intervenuti d’urgenza, mi avevano dovuto amputare la gamba sinistra. (CONTINUA A LEGGERE)