| 27 Desembre 2009 |
Milano - Tettamanzi, messa a San Vittore - "In cella offesa la dignità umana
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Con i detenuti per Natale, il cardinale confessa di essere rimasto sconvolto dopo aver constatato le condizioni di vita nel carcere
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Senza cercare pubblicità, prima di Natale, il cardinale Dionigi Tettamanzi aveva voluto entrare a San Vittore per benedire le celle. Una visita che lo ha profondamente colpito e addolorato, tanto che ne ha voluto parlare nell’omelia della messa di mezzanotte, in Duomo. E in questo frangente tanto solenne non ha usato aggettivi scelti a caso, dicendosi «sconvolto» per lo «squallore intollerabile» a cui si è trovato di fronte.
«Le condizioni abitative che ho potuto rilevare in tante celle sono offensive della dignità umana», ha raccontato l’arcivescovo nel silenzio della cattedrale gremita. «Ho provato tanta pena, anzi un vero e proprio sconcerto per quanto ho visto con i miei occhi — ha continuato. Non posso dimenticare le parole di un detenuto “Sì, la giustizia deve fare il suo sacrosanto percorso e al colpevole la pena è dovuta, ma le condizioni abitative, nelle loro più elementari esigenze, non possono essere ingiustamente offensive della dignità personale di chiunque. E concludeva ‘In questo modo ci strappano via la nostra dignità umana!».
Non c’erano autorità cittadine ad ascoltarlo alla messa in Duomo, ma certo l’appello così accorato a fare «gesti di solidarietà» per cercare di rimediare e di portare conforto in una situazione così difficile, ha sicuramente toccato il cuore di molti fedeli. «Penso che tutti — ha poi spiegato, a margine della liturgia — e non solo il sistema generale delle carceri, ma anche le persone che in qualche modo devono sentire il carcere non come un corpo estraneo alla vita sociale, devono fare qualcosa in più perché queste condizioni siano davvero migliorate».
Gli stessi carcerati «sentono viva la realtà di una giustizia autentica perché la sentono sulla propria pelle, non la rifiutano — ha aggiunto — perché chi è consapevole di un errore, di uno sbaglio, di un’offesa fatta alla società, sa che la pena è dovuta e che è proporzionata con la gravità di quanto commesso». Nonostante questo, ha sottolineato il cardinale, i carcerati desiderano «essere trattati in questo cammino faticosissimo della loro vita nel rispetto della dignità umana».
Il giorno di Natale, l’arcivescovo è tornato a San Vittore, a celebrare la rituale messa, in un clima di grande commozione e partecipazione. Rivolgendosi ai detenuti assiepati dietro le sbarre, il cardinale — riferendosi anche allo striscione con scritto “Abbiamo sete di una giustizia autentica” appeso a un muro della “rotonda” dove l’arcivescovo ha celebrato la Messa — ha sottolineato che «la cosa più bella è che voi volete essere uomini di giustizia. So che è paradossale ma è possibile coltivarla anche qui in carcere».
Durante la visita, allietata dal canto del coro del reparto tossicodipendenti, gli sono state consegnate lettere e messaggi personali di ringraziamento e di richiesta di conforto. «Un rientro nella vita sociale dove il perimetro deve essere ospitale per tutti — ha risposto l’arcivescovo — perché la più grande etnia che fonda e spiega tutte le altre etnie particolari è quella umana».
Ma la tappa a San Vittore, era solo l’inizio di una lunga giornata di visite pastorali. Ospite della comunità di Sant’Egidio, Tettamanzi ha conosciuto prima i rom reduci dallo sgombero di via Rubattino, poi una comunità cinese del quartiere Sarpi, infine un circolo di anziani. Incontri che si sono svolti tutti in un clima di grande fraternità. «Ho voluto portare la mia solidarietà — è stato il commento finale — ma devo dire che sono loro che portano a me la loro solidarietà, perché mi accolgono. Vorrei capovolgere un po’ le cose».
Nessun accenno negli incontri pubblici del 25 ai recenti attacchi subiti da parte della Lega nord, anche se in un punto dell’omelia della notte ha rimarcato: «Quanto è necessaria oggi questa pace! Non solo per tanti popoli tuttora sconvolti dalla guerra, ma anche per il nostro paese provato da continue tensioni e scontri verbali, forzature bugiarde e ipocrite, strumentalizzazioni inaccettabili e violenze morali e fisiche».
Dazzi Zita
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