Confronto con la Germania al Goethe Institut
La tavola rotonda
In Italia l'allarme povertà non riguarda più solo gli anziani ma anche e sopratutto gli stranieri e i minorenni. «Quelli che vivono nelle famiglie mono-redditto, sopratutto di donne lavoratrici», evidenzia la sociologa Chiara Saraceno. In Germania, invece, il sistema pensionistico è più debole rispetto al nostro Paese. «E quindi sono gli anziani a dover fare i maggiori conti con la difficoltà di arrivare a fine mese e ad avere una paura concreta del declino sociale», risponde la collega tedesca Felicitas Hillman.
Il risultato del confronto tra la povertà in Italia e quella in Germania organizzato nella sala Quadrivium dal Goethe Institut si chiude con sostanziali differenze ma con un'evidenza precisa: «Il nostro Paese è sopra la media della povertà mentre la Germania è appena sotto». In Italia i dati sono preoccupanti. «Dal 2009 - aggiunge Saraceno - la povertà assoluta è in crescita. Si è raddoppiata nel 2011 e ha avuto un nuovo picco nella pandemia». E non è solo più un problema che riguarda il Sud Italia. Anzi, nel Nord i dati sono in drammatico aumento tanto che «il divario con il Meridione ben evidente in passato oggi non esiste praticamente più», aggiunge l'esperta. Che evidenzia come solo nel Nord Ovest il numero dei poveri sisia quintuplicato negli ultimi cinque anni.
«Per povertà assoluta si intende quando ci troviamo di fronte al non essere in grado di consumare un paniere essenziale di beni», aggiunge la ricercatrice. Che sottolinea, drammaticamente, come «oltre un milione di minorenni viva oggi in Italia in povertà assoluta». E come ciò incida «sulla possibilità di studiare e scegliere una professione». «Essere poveri nel percorso della crescita può condizionare il futuro della persona». In Germania, invece, la povertà assoluta è ad appannaggio degli anziani e dei migranti e stranieri. «Con incidenza anche del trenta per cento».
Il dibattito, molto seguito con la sala piena, è stato moderato dal direttore de Il Secolo XIX Michele Brambilla che ha evidenziato come «ci sia da preoccuparsi quando i mestieri che si dimostrano essenziali sono quelli meno pagati».
Significativo anche l'intervento di Mario Marazziti, sociologo e ricercatore di Sant'Egidio che ha analizzato la situazione attuale alla luce degli interventi delle colleghe: «Stiamo perdendo la memoria di chi siamo - spiega - Esiste nel nostro Paese una frammentazione sociale avanzata. In Italia, dove assistiamo a una povertà minorile educativa e strutturale, abbiamo anche un crescente problema costituzionale e dentro questo quadro la democrazia si restringe».
Presente anche il vicesindaco Pietro Picciocchi
Il risultato del confronto tra la povertà in Italia e quella in Germania organizzato nella sala Quadrivium dal Goethe Institut si chiude con sostanziali differenze ma con un'evidenza precisa: «Il nostro Paese è sopra la media della povertà mentre la Germania è appena sotto». In Italia i dati sono preoccupanti. «Dal 2009 - aggiunge Saraceno - la povertà assoluta è in crescita. Si è raddoppiata nel 2011 e ha avuto un nuovo picco nella pandemia». E non è solo più un problema che riguarda il Sud Italia. Anzi, nel Nord i dati sono in drammatico aumento tanto che «il divario con il Meridione ben evidente in passato oggi non esiste praticamente più», aggiunge l'esperta. Che evidenzia come solo nel Nord Ovest il numero dei poveri sisia quintuplicato negli ultimi cinque anni.
«Per povertà assoluta si intende quando ci troviamo di fronte al non essere in grado di consumare un paniere essenziale di beni», aggiunge la ricercatrice. Che sottolinea, drammaticamente, come «oltre un milione di minorenni viva oggi in Italia in povertà assoluta». E come ciò incida «sulla possibilità di studiare e scegliere una professione». «Essere poveri nel percorso della crescita può condizionare il futuro della persona». In Germania, invece, la povertà assoluta è ad appannaggio degli anziani e dei migranti e stranieri. «Con incidenza anche del trenta per cento».
Il dibattito, molto seguito con la sala piena, è stato moderato dal direttore de Il Secolo XIX Michele Brambilla che ha evidenziato come «ci sia da preoccuparsi quando i mestieri che si dimostrano essenziali sono quelli meno pagati».
Significativo anche l'intervento di Mario Marazziti, sociologo e ricercatore di Sant'Egidio che ha analizzato la situazione attuale alla luce degli interventi delle colleghe: «Stiamo perdendo la memoria di chi siamo - spiega - Esiste nel nostro Paese una frammentazione sociale avanzata. In Italia, dove assistiamo a una povertà minorile educativa e strutturale, abbiamo anche un crescente problema costituzionale e dentro questo quadro la democrazia si restringe».
Presente anche il vicesindaco Pietro Picciocchi
[ T.FREG. ]