I profughi ucraini in gita con Sant'Egidio

La Comunità ha accompagnato le famiglie rifugiate nel Novarese alla scoperta delle bellezze del lago Maggiore

La Comunità di Sant'Egidio ha voluto regalare un momento di serenità alle donne e ai bambini che, scappati dalla guerra, oggi vivono nella provincia di Novara. Lo scorso weekend alcune famiglie originarie di Kiev, Irpin e Bucha sono state accompagnate alla scoperta delle rive del lago Maggiore dai volontari dell'associazione. Una gita che è stata offerta dalla Comunità grazie alla collaborazione di alcuni sponsor, una giornata di svago da trascorrere insieme.
Ritrovo ad Arona e poi viaggio sul battello. Il gruppo, composto da una cinquantina di persone, ha poi visitato Villa Taranto a Verbania. «Possiamo dire che la gita è stata la naturale estensione dell'accoglienza di questi mesi - spiega Mario Armanni della Comunità di Sant'Egidio - come volontari ci siamo messi subito a disposizione dei profughi per ogni necessità. Li abbiamo conosciuti sia nelle diverse attività di supporto, che a scuola». Ad Arona e a Borgomanero da tempo sono attivi i corsi della scuola di italiano per stranieri della Comunità di Sant'Egidio. Ad oggi sono una trentina le donne ucraine iscritte. «Desiderano imparare la lingua italiana perché vorrebbero restare in Italia - spiega Armanni, anche insegnante di italiano alla scuola per stranieri - sicuramente il loro pensiero è rivolto all'Ucraina, ma non progettano un ritorno. Tutto quello che avevano costruito è stato distrutto».
Quando si è trattato di fuggire dalla guerra, l'Italia è stata scelta come meta, perché molte famiglie conoscevano già il nostro Paese. «Molti avevano già un familiare nelle nostre zone, una mamma o una nonna che ha lavorato sul nostro territorio - racconta Mario Armanni - quello che più mi ha colpito dei loro racconti è questo: tante donne, anni fa, hanno lasciato il loro Paese per lavorare in Italia. I soldi guadagnati venivano investiti per permettere a chi era rimasto in Ucraina di vivere una vita migliore. Ora non possiedono più niente. Si è assistito ad un ricongiungimento familiare strano: chi era partito non è tornato e chi doveva restare in Ucraina è partito».
Quello che c'è di positivo è che le persone scappate dalla guerra sul nostro territorio hanno incontrato un'altra grande famiglia, quella della Comunità di Sant'Egidio. «Si sono uniti alla gita anche una famiglia di profughi iracheni - conclude Mario Armanni - c'era anche un amico della comunità che ha vissuto in strada per molto tempo, mentre ora vive in una casa della Comunità a Novara. Ognuna delle persone che ha partecipato alla gita ha vissuto delle situazioni difficili, ma è bello come nello stare insieme questo dolore, almeno un po', si allevi». 


[ Teresa Cioffi ]