Da S. Egidio all'Africa. La vita per gli ultimi del prete in bicicletta

Il ritratto
Il liceo e l'amicizia con Sassoli. La pace in Mozambico

C i risiamo. A «don Matteo», quello vero, ora che guida la Cei toccherà sopportare ancora un po' la faccenda del «prete di strada», una cosa che lo ha sempre fatto molto ridere: «E per forza, mi dica lei dove altro dovrebbe stare, un prete, in salotto?».
Semmai, «per» strada. Come Francesco, che scelse Santa Marta invece del Palazzo apostolico, il cardinale Zuppi a Bologna non è andato a vivere all'arcivescovado ma nella casa del clero di via Barberia 24. Insieme con i sacerdoti anziani in pensione, «mi daranno consigli». Da Roma si è portato la bicicletta con cui raggiunge ogni mattina la Curia e sì sposta in città. Prete callejero, come piace a Francesco, ma non perché ormai usi così.
Quand'era in quinta ginnasio, inizio anni Settanta, al liceo classico Virgilio di Roma ha conosciuto Andrea Riccardi, un ragazzo di 5 anni più grande che aveva fondato la comunità di Sant'Egidio. «Là ho incontrato un Vangelo vivo e imparato ciò che un cristiano deve fare: voler bene a Dio e al prossimo, e così a sé stessi».
Tra i compagni di liceo c'erano Francesco De Gregori e Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma. C'era David Sassoli, di cui ha celebrato i funerali, «il compagno di scuola che tutti avremmo desiderato». E c'erano loro, i pionieri della comunità negli anni del fermento post-conciliare. Si trovarano a leggere il Vangelo e farne esperienza nella realtà, l'impulso ad aiutare i poveri e gli ultimi, le scuole popolari per i bambini delle baraccopoli in periferia, gli anziani soli, gli immigrati e i senza fissa dimora, i malati e i nomadi, i disabili e i tossici, i carcerati e i rifugiati. Le Beatitudini, il Vangelo sine glossa.
Alla Sapienza, Lettere e Filosofia, decise di diventare sacerdote: «Mi laureai in storia del cristianesimo, con una tesi sul cardinale Schuster. Padre Turoldo mi aiutò a capirlo: a Milano accolse tanti partigiani e poi, giustamente, si scandalizzò della barbarie di piazzale Loreto, non perché fosse antifascista o fascista ma perché era un padre e un monaco».
Dopo il baccellierato in 'Teologia alla Lateranense, è stato parroco a Trastevere e in periferia a Torre Angela. Nel frattempo, fu tra mediatori del processo di pace in Mozambico. «Ero viceparroco a Trastevere, celebravo nella borgata di Primavalle. La prima volta andammo in Mozambico nell'84. La siccità, la guerra. E i mercati vuoti, non c'era nulla. L'attenzione per gli altri ci rende migliori: la necessità di fare qualcosa, di non rassegnarsi alla logica dell'impossibilità».
Vescovo ausiliare di Roma nel 2012, Francesco lo sceglie come arcivescovo di Bologna nel 2015 e lo fa cardinale nel 2019. Quinto di sei figli, è il secondo porporato in famiglia dopo Carlo Confalonieri: «Era lo zio di mia madre, di Seveso, già segretario di Pio XI. Ricordo il suo rigore ambrosiano, l'idea del servizio alla Chiesa: oneri e non onori». 


[ Gian Guido Vecchi ]