Se un sorriso cambia la giornata

"Babbo Natale è l'arrivo dei regali. E se i regali arrivano, Babbo Natale è reale"In "Accadde a Natale" (Perugia, Graphé, 2020, pagine 208, euro 15,90) di Arnaldo Casali, raccolta di brevi racconti che hanno come sfondo il giorno di Natale, troviamo parole come queste. Sospese tra la magia della fantasia, della ingenua fede del bambino e la concretezza delle sorprese reali, che si toccano.
In fondo, è uno spunto di teologia popolare natalizia, spiccia ma non meno profonda: se Dio c'è davvero, lo si vede perché ha preso un volto, una carne, si è fatto conoscere e incontrare. Se c'è, c'è nel suo dono più grande, il Figlio.
Le pagine di Casali raccolgono quarantacinque brevi racconti, apologhi. Sono tutte creazioni letterarie ma insieme sono tutte ancorate ad un evento storico o ad un fatto realmente accaduto, nei secoli, a Natale. Il filo che le unisce è che sono ambientate il giorno di Natale. Nel leggere il libro siamo cullati dal lontano Natale dell'800 quando Carlo Magno fu incoronato, al Natale del 1977. Si torna indietro al Natale di Greccio, quando san Francesco si inventa il presepe e si viaggia nel tempo fino al Natale in casa di Renzo Tramaglino, che si immagina raccontare ai figli avuti con Lucia di come don Rodrigo non volesse che lui sposasse la mamma. Passando per il 1920, quando la pubblicità della Coca-Cola impone per sempre il suo Babbo Natale vestito di rosso e bianco, con la pancia e la barba. Da allora, nessuno oserebbe vestirlo diversamente.
La forza dell'immagine.
Il lavoro di Casali, che è andato a scovare cosa sia successo, nella storia, il 25 dicembre, è una piacevole lezione di storia. Pagana e sacra. Si arriva fino al 100 dopo Cristo, quando in tutto l'Impero si festeggiavano con grandi feste e banchetti i saturnalia, i riti in onore di Saturno. E si apprende come, a pochi anni dalla Risurrezione, «i figli dei cristiani erano gli unici che a Natale non ricevevano doni (...) i bambini invidiavano moltissimo i pagani in questo periodo dell'anno. La loro religione prevedeva una vita senza vanità».
Si scopre però, anche, che ben presto, dopo la Messa, anche i cristiani, che avevano tanti amici pagani, cominciarono a unirsi ai loro grandi banchetti. E, si può dire, non hanno più smesso. Una felice integrazione in cui, si vede, i pagani hanno trasmesso del buon senso ai cristiani. Sobrietà non significa astenersi dalla festa. Finché non è arrivata la pandemia del covid che i banchetti li interrompe tutti.
Casali è nato e vissuto a Terni. Il libro è, attraverso il personaggio di Nillo, anche un omaggio autobiografico alla sua terra. Ritroviamo il famoso Pranzo di Natale del 2005, nella cattedrale, che il vescovo Vincenzo Paglia imbandì anche in Umbria, dopo averlo iniziato a Roma e che è oggi una bella tradizione che la Comunità di Sant'Egidio 
ha proposto alla Chiesa come un presepe vivente e moderno.
Le pagine di Casali sono piene di delicata attenzione, però, anche nei confronti di chi la storia non la fa, almeno quella dei libri e dei giornali. Ci sono giorni di Natale in cui i protagonisti sono persone umili e ignote. Alla grande storia, però, non ignote al Bambino della mangiatoia, sembra dire l'autore. C'è il bellissimo Natale del 1985 ambientato in Polonia, quando solo a Natale il governo comunista permetteva di comprare prodotti che venivano dall'estero, caffè, frutta esotica e spumante. E, racconta Beata, bambina polacca e oggi moglie dell'autore, «a cena si lasciava sempre un posto vuoto per un ospite a sorpresa: poteva essere un viaggiatore, un povero, una persona sola».
C'è il Natale del 1996, quando una donna che vaga annoiata e malinconica tra le bancarelle di Piazza Navona, incrocia per caso il sorriso di un uomo che vive per strada. Non se lo aspettava e quel sorriso le cambia la giornata, cambia il Natale. Alla fine della lettura, si ha l'impressione di scendere dopo un lungo giro
 su una giostra, di aver viaggiato nella storia e al fondo del cuore umano. È una bella interpretazione del Natale, la festa in cui Dio, per capire e salvare l'uomo, non poté trovare altra via se non quella di diventare come noi.


[ Riccardo Mensuali ]