Covid, vaccini anche agli «invisibili»: l'hub della Comunita' di Sant'Egidio

La Comunità di Sant'Egidio riesce a intercettare gli «invisibili» grazie alle tante strutture attive che hanno da sempre sul territorio, dalle squadre che girano per la città a distribuire i pasti caldi, alla mensa, alla neonata scuola di italiano per stranieri, alle squadre che fanno i turni notturni. 10 dicembre 2021 (modifica il 10 dicembre 2021 | 13:29)

È l'hub vaccinale per gli «invisibili»: senza fissa dimora, stranieri senza permesso di soggiorno, badanti irregolari, italiani nelle case occupate, studenti stranieri di passaggio in Italia. E' l'hub della Comunità di Sant'Egidio, a Roma, il primo e unico di questo genere in Italia che si occupa di somministrare i vaccini a chi, senza documenti e senza indirizzi di residenza, sarebbe irraggiungibile, non potrebbe mai accedere al servizio sanitario nazionale per fare il vaccino.
L'estate scorsa è stato il commissario straordinario, il generale Francesco Paolo Figliuolo, a rendersi conto di quante migliaia di cittadini sarebbero sfuggiti per questo alla campagna di vaccinazione. E si è rivolto alla storica Comunità di Sant'Egidio
, nel cuore di Roma a Trastevere, da sempre impegnata nell'aiuto e l'assistenza degli ultimi.
In un mese e mezzo i volontari della Comunità hanno allestito l'hub vaccinale nella struttura dismessa dell'ospedale dermatologico San Gallicano. Da luglio ad oggi sono state somministrate oltre 13 mila dosi. L'accesso concreto alla somministrazione del vaccino è la parte più complessa e delicata della vaccinazione. Il problema è poter far accedere al servizio sanitario chi l'accesso non ce l'ha. Bisogna ricostruire un'identità agli italiani che l'hanno persa da anni, agli stranieri che vivono in Italia e non l'hanno proprio mai avuta, agli studenti stranieri che altrimenti non potrebbero avere accesso alla nostra sanità. Gli italiani irreperibili dal servizio sanitario e anche dall'anagrafe, sono diverse migliaia. Settemila circa i senza fissa dimora fino ad oggi censiti da Sant'Egidio
, diecimila quelli che vivono nelle case occupate. Ma la stima totale è una cifra difficile da quantificare.
E' una «resurrezione» anagrafica il lavoro fatto da Sant'Egidio 
per i cittadini italiani. Spiega Francesca Zuccari, una delle coordinatrici dell'hub: «I cittadini italiani che da anni vivono in strada o anche nelle case occupate vengono cancellati dall'anagrafe. Quasi sempre sono cittadini che possiedono un codice fiscale, ma che senza una residenza non possono accedere al servizio sanitario. Ecco quindi che li aiutiamo a registrarsi nell'indirizzo virtuale». L'indirizzo virtuale esiste in varie città italiane pensato apposta a chi non ha una casa dove fissare la residenza. A Roma si chiama via Modesta Valenti, intitolata cioè ad una donna senza fissa dimora morta nel 1983 alla stazione Termini: l'ambulanza non volle portarla in ospedale perché troppo sporca.
Spiega ancora Francesca: «Nel 2000 ci rivolgemmo al comune di Roma per creare questo indirizzo. Sono anni che qui in Comunità lo usiamo per riconsegnare una vita ai nostri cittadini che non ce l'hanno, ma con le vaccinazioni nell'hub i numeri nell'indirizzo virtuale sono cresciuti in maniera esponenziale. In questa maniera i cittadini vengono riconosciuti dalla nostra sanità, ma anche da tutte le altre nostre istituzioni».
Per gli stranieri il lavoro è anche più complesso. Gli irregolari che vivono in Italia non hanno un codice fiscale. Il lavoro della Comunità di Sant'Egidio 
è quello di fornire loro codici specifici. Si chiama «Stp» quello per gli stranieri irregolari senza permesso di soggiorno extra comunitari, «Eni» quello per gli irregolari della Ue. Spiega ancora Francesca Zuccari:«Con questi codici i cittadini irregolari hanno accesso alle cure del servizio sanitario, ma non un riconoscimento all'anagrafe». Per questo i volontari della Comunità hanno realizzato anche una piattaforma dedicata per le prenotazioni al vaccino con un indirizzo mail creato apposta: gli stranieri irregolari non sono infatti riconosciuti dalla piattaforma ufficiale della regione Lazio. Anche per gli studenti stranieri che temporaneamente vivono in Italia viene realizzato l'accesso al nostro servizio sanitario per poter avere il vaccino.
La maggior parte arriva in Italia e a loro viene consegnato un codice fiscale provvisorio che non è utile per avere le cure della nostra sanità. Dopo la fase di accesso con l'enorme mole di burocrazia, e prima della somministrazione del vaccino, c'è la fase di triage. Particolarmente delicata anche questa. Ci sono diverse persone che non hanno mai visto un medico. Tanti quelli che non hanno idea di cosa fare. I volontari rassicurano tutti.
Sono tutti volontari gli operatori che lavorano nell'hub vaccinale della Comunità di Sant'Egidio
, tranne gli amministrativi distaccati dalla Asl di appartenenza. Lavorano volontariamente una quindicina di medici e da qualche fanno i turni anche cinque medici dell'esercito mandati dal generale Figliuolo. Poi ci sono una ventina di infermieri e diversi mediatori culturali che fanno da interpreti per gli stranieri. Parlano inglese, francese, arabo e anche cinese.
Al termine della vaccinazione viene distribuita a tutti una cartella contenente le spiegazioni per ottenere il green pass con schemi per rendere accessibile la comprensione. Grazie agli accordi con la struttura governativa e anche quella della regione, il green pass è scaricabile anche per gli stranieri che hanno avuto accesso al servizio sanitario con i codici specifici ma che non hanno potuto avere la tessera sanitaria. Succede spesso che, nonostante le spiegazioni della cartellina, i vaccinati abbiano difficoltà a scaricare il green pass.
Nell'hub vaccinale vengono somministrate circa 300 dosi al giorni, con picchi di 400, e vengono scaricati da 200 a 300 green pass ogni giorno.