I poveri ci evangelizzano

«Nella giornata a loro dedicata si celebra una speranza sempre possibile» La visita del vescovo alle case famiglia della Comunità di Sant'Egidio

"I poveri di ogni condizione e di ogni latitudine ci evangelizzano, perché permettono di riscoprire in modo sempre nuovo i tratti più genuini del volto del Padre". Queste le parole intense e rivoluzionarie con cui papa Francesco ha lanciato la quinta giornata mondiale dei poveri che celebriamo oggi.
Un tema, quello della povertà, di dolorosa attualità, anche a causa della pandemia Covid-19. Nell'ottica proposta dal messaggio di Francesco, i poveri ci insegnano la solidarietà, la condivisione e la fratellanza. Non possiamo aspettare che bussino alla nostra porta, è necessario invece che li raggiungiamo nelle loro case, negli ospedali, negli istituti, per le strade e negli angoli bui, nei centri di rifugio e di accoglienza, nei paesi in guerra, nelle coste dove approdano esausti.
In questo senso va letta la visita fatta lo scorso 4 novembre dal vescovo Gianrico Ruzza alle case famiglia della Comunità di 

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 che a Civitavecchia accolgono persone con disagio psichico e sociale. Tanti, infatti, sono i volti della povertà nella società contemporanea: gli uomini e le dorme con disturbi mentali sono uno di questi. Vivono spesso una condizione di esclusione e di isolamento - anche a causa dello stigma sociale e della paura che generano negli altri - che causa in loro sofferenza e disperazione.
L'incontro del vescovo con gli amici delle case famiglia, tra i quali il "famoso" Teo, è stata un'esperienza di grande intensità, amicizia e commozione. Ognuno di loro ha potuto raccontare la sua vita, la solitudine, la deriva sulla strada o la ghettizzazione per lunghi periodi in anonimi istituti. Le loro storie sono state accolte dal silenzio e dall'ascolto del vescovo, che ha incoraggiato tutti a sfuggire dalla tentazione più pericolosa: quella della sfiducia, della convinzione che nessun cambiamento sia possibile.
La storia delle case famiglia di 

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 è lì, invece, a raccontare che è sempre possibile rintracciare nelle vite di tutti, anche degli ultimi, la speranza che tutto può cambiare. Il loro è stato un percorso di una vera guarigione, dall'esclusione alla vita, come le tante guarigioni narrate nel Vangelo e riprese da monsignor Ruzza nella preghiera a conclusione dell'incontro.
L'esperienza delle case famiglia nasce a Civitavecchia a ottobre del 2012: si tratta di convivenze in piccoli nuclei, da due a sei persone, dove si vive in uno spirito familiare, supportati quotidianamente da operatori e volontari, mentre gli ospiti sono presi in carico dai servizi territoriali, come il Centro di Salute Mentale ed il Servizio per le Dipendenze.
I residenti sono incoraggiati a svolgere attività della vita quotidiana sia in casa che fuori, partecipando alla vita del quartiere e della città, frequentando associazioni, praticando attività sportiva, portando avanti attività di volontariato e di lavoro. Oggi sono dodici le strutture che accolgono persone con disturbi mentali, tra Civitavecchia e Bracciano. Gli ospiti sono stati complessivamente 48 con un'età media di circa 45 anni. Questa esperienza si inquadra nel solco della legge 180 del 1978, l'impianto normativo nato dal lavoro di Franco Basaglia per una nuova salute mentale, che ha sancito un enorme progresso nel campo dei diritti dei malati. Infatti la legge non si è limitata a sopprimere il manicomio, sancendone l'inadeguatezza quale istituto di cura, ma ha disegnato, pionieristicamente, al suo posto, il sistema dei servizi di salute mentale territoriali, necessari per sostenere le persone con disagio psichico a vivere dentro la società.
In occasione della Festa dei poveri, inoltre, la Comunità di 

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 e la Caritas diocesana, su iniziativa del vescovo Ruzza, presentano un segno concreto per le persone che vivono in strada tra Civitavecchia e 

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a Marinella. Sarà infatti allestito un servizio docce e colazione, gestito dai volontari in Via Antonio da Sangallo 36, dove le persone senza dimora potranno recarsi una volta alla settimana per fare la doccia, ricevere della biancheria pulita, tagliarsi i capelli e la barba, fare il bucato con la lavatrice e fare colazione in uno spirito di serenità e amicizia. Un concreto segno di vicinanza e accoglienza quando la povertà ci chiede di fare un passo in più verso i nostri fratelli e sorelle in difficoltà, per dare loro la speranza che tutto può cambiare con il Vangelo.


[ Massimo Magnano ]