La deportazione dell'ottobre 1943, il ricordo a Roma

Il vescovo Ambrogio Spreafico ha partecipato, domenica scorsa, alla cerimonia in memoria della deportazione degli ebrei di Roma organizzata dalla Comunità di Sant'Egidio e la Comunità Ebraica di Roma. Prendendo la parola ha spiegato che «la memoria secondo le Sacre Scritture ebraico-cristiane è uno dei pilastri della vita di fede delle nostre comunità e del nostro vivere insieme. "Ricordati", dice ripetutamente Dio a Israele. La memoria fa la storia, la costruisce anche nei momenti difficili come quello che stiamo attraversando; anzi proprio in questi momenti abbiamo bisogno di non dimenticare, perché senza memoria saremmo tutti schiavi del presente, di un io che vorrebbe sottometterci alla paura, che rende distanti e persino nemici. La memoria fa vivere; persino la memoria del male come quella di questa sera può essere un richiamo alla vita. La memoria infatti è anzitutto la memoria di un'alleanza che Dio ha stabilito con Noè e con l'umanità intera e poi con Abramo e con il suo popolo Israele, e che con Gesù è giunta anche a noi cristiani».
Riprendendo le parole che «papa Francesco scrive così bene nell'enciclica "Fratelli tutti" e come ha ripetuto la scorsa settimana al Colosseo in quel memorabile incontro tra le religioni, che con tenacia la Comunità di Sant'Egidio porta avanti ogni anno: "Sogniamo religioni sorelle e popoli fratelli! Religioni sorelle, che aiutino popoli a essere fratelli in pace, custodi riconciliati della casa comune del creato"». Infine un invito e un monito, affinché «Cari amici, la memoria che così fedelmente rinnoviamo ogni anno ci preservi dall'accondiscendere al clima violento che respiriamo, e ci aiuti a rinnovare quell'alleanza di amore che sola porta alla vita e che nella nostra diversità, e insieme nella nostra unità, siamo chiamati a custodire e a testimoniare "spalla a spalla", come dice il profeta. [...] Viviamo insieme per il bene di questa città e del mondo, perché l`'umanità ritrovi la strada della solidarietà e fraternità e possa riappropriarsi della speranza che tutto può cambiare se insieme lo vogliamo e lavoriamo con passione e generosità».