«Nuovo umanesimo» L'appello caloroso di Angela Merkel condiviso con il Papa

«Nuovo umanesimo» L'appello caloroso di Angela Merkel condiviso con il Papa

Guerre, migrazioni, e «le sfide completamente nuove» dei cambiamenti climatici: di fronte a tutto questo, si tratta di avere «la consapevolezza che noi, come comunità umana, siamo una comunità di destino», riassume Merkel. E di lì a poco Francesco sillaba: «La pandemia ci ha mostrato che non possiamo restare sempre sani in un mondo malato. Negli ultimi tempi tanti si sono malati di dimenticanza, di Dio e dei fratelli».
Metà pomeriggio, giornata di vento, il Colosseo è illuminato da un sole radente. La cancelliera e il Papa alla fine si salutano con calore, la mattina c'è stata la quinta udienza in Vaticano, in tutto il settimo incontro a certificare una sintonia e simpatia reciproche.

Del resto la preghiera per la pace organizzata da Sant'Egidio con i rappresentanti di tutte le religioni, nello spirito del primo incontro ad Assisi nel 1986, non è l'epilogo della lunga giornata romana di Merkel. Tutto è nato un paio di mesi fa dall'invito di Andrea Riccardi, fondatore della Comunità, un appuntamento intorno al quale la cancelliera ha definito la data del suo arrivo a Roma e gli altri incontri. Merkel e Francesco avevano già parlato 45 minuti, una durata inusuale, nell'udienza seguita da un colloquio con il Segretario di Stato Pietro Parolin. Emergenza sanitaria, migrazioni, il Cop 26 di Glasgow, «la risposta dell'umanità al cambiamento climatico richiede un cambiamento radicale nel nostro modo di vivere, l'impegno personale del Papa è molto importante», spiega la cancelliera all'uscita, ma anche «le sfide politiche della Ue» e l'idea che la pace, il dialogo e quello che il Papa chiama «un nuovo umanesimo europeo» tornino a fondare l'Europa.
Prima di andare da Draghi, per Merkel c'è anche il tempo di visitare il palazzo dei gesuiti di Civiltà Cattolica dove avrà sede l'Istituto di Antropologia per la protezione dei minori della Gregoriana: «E' un progetto molto importante, la verità deve venire alla luce, i credenti devono potersi fidare della loro Chiesa». E poi l'Anfiteatro Flavio, che fu «luogo di brutali divertimenti di massa», come ricorda Pinchas Goldschmidt, presidente della Conferenza dei rabbini europei, e richiama il Papa: «Con la vita dei popoli e dei bambini non si può giocare». 
Sul palco c'è anche la scrittrice Edith Bruck, sopravvissuta a Birkenau. Francesco denuncia l'indifferenza: «Nella società globalizzata, che spettacolarizza il dolore ma non lo compatisce, abbiamo bisogno di costruire compassione» per «non lasciare che la vita dei popoli si riduca a un gioco tra potenti». Insomma: «Meno armi e più cibo, meno ipocrisia e più trasparenza, più vaccini distribuiti equamente e meno fucili venduti».
Al Tayyb, grande imam di Al Azhar, ricorda l'iniquità planetaria nella distribuzione dei vaccini. Una ragazza afghana, Sabera Ahmadi, 22 anni, arrivata grazie al ponte aereo e accolta da Sant'Egidio, legge l'appello di pace finale: «Nessuno usi il nome di Dio per benedire il terrore e la violenza». Merkel ha detto: «Disperare non è mai una soluzione». Francesco ne è convinto: «La preghiera e l'azione possono riorientare il corso della storia».


[ Gian Guido Vecchi ]