Se la Bibbia ci ricorda che l'anziano è un tesoro

In questo anno abbiamo assistito alla rinuncia alla generazione degli anziani, abbiamo voltato loro le spalle, li abbiamo dati per perduti. Per mesi il dibattitto, orrendo, è stato sull'opportunità di assistere, vaccinare, ricoverare gli anziani. Ho sentito parlare di loro in termini statistici, riferire delle loro morti come se fossero solo numeri, invece gli anziani sono patrimonio di memoria, amore, affetto, dolcezza.
"Tra i vari crimini della mia generazione c'è la mancata capacità di far capire ai nostri ragazzi l'importanza dei nonni e delle nonne", dice lo scrittore Maurizio De Giovanni, in occasione della presentazione alla basilica di san Pietro martire al corso Umberto, su iniziativa della comunità di sant'Egidio, di Gli anziani e la Bibbia (Morcelliana, pagine 224, euro 18) di Maria Cristina Marazzi, Ambrogio Spreafico e Francesco Tedeschi.
Il volume invita a riconsiderare il ruolo degli anziani prendendo spunto dalla riflessione sulle figure delle sacre scritture più sagge perché hanno vissuto più a lungo, Noè, Abramo, Giobbe, Zaccaria, Simeone e Anna, Nicodemo. Per Tedeschi «la Bibbia non esalta la figura di un anziano ideale, parla di quell'anziano che è in ciascuno di noi. L'anzianità non è una malattia, è il tempo in cui avere sogni, visioni, è una dimensione profetica, di saggezza che chiede solo di essere condivisa».
Per Andrea Riccardi, fondatore della comunità di sant'Egidio, «gli "anziani biblici" hanno avuto un rilievo nella storia per la loro fede e la loro umanità. Forse abbiamo perso, in parte, il senso della "benedizione", ma la Bibbia ci aiuta a recuperarlo».

Oggi in Italia ci sono 14 milioni di anziani, «un continente di uomini e donne dimenticato, ignorato, sottostimato, disprezzato in una società dalla logica produttiva. A Napoli nel 2020 il rapporto tra over 65 e giovani sotto i 14 anni è stato ribaltato, abbiamo 144 anziani ogni 100 giovani» sottolinea Mario de Finis, che cura i rapporti tra la comunità di sant'Egidio e gli anziani.
A proposito del rapporto tra giovani e non, per il prefetto di Napoli Marco Valentini «le due età hanno in comune il ritrovarsi in una zona di confine dove il corpo non offre più appoggio stabile all'identità. Sia i giovani che gli anziani rinegoziano il rapporto con sé stessi, si ritrovano in quella che Lacan chiama l'età del desiderio, una condizione di movimento, di smarrimento, in cui mancano certezze e si ignora cosa riservi il futuro».