Visite ancora vietate in due Rsa su tre. Trentino e Liguria le prime a riaprire

Visite ancora vietate in due Rsa su tre. Trentino e Liguria le prime a riaprire

Chiusi in una eterna "zona rossa". Invisibili al mondo, segregati dagli affetti, condannati alla solitudine, spesso maltrattati.

L'Italia riapre ma gli anziani, in particolare i non autosufficienti, restano isolati nelle Rsa e nelle case di riposo. Non dappertutto per fortuna, perché in alcune regioni, la Liguria, il Trentino, nei prossimi giorni torneranno, per gli ospiti degli istituti, le visite dei parenti e le stanze degli abbracci. Incontri brevi, una volta alla settimana, con rigorosissime precauzioni sanitarie. Un soffio di vita, però, segnali di normalità, all'interno di un quadro drammatico, invece, sull'isolamento globale degli anziani nelle Rsa.
Dove, come denuncia la Comunità di Sant'Egidio, che ha svolto un'indagine nazionale, su 237 strutture in 11 città e 10 regioni italiane, le visite dei parenti sono ancora, inspiegabilmente, vietate. Niente uscite, niente abbracci, nemmeno con il diaframma del velo di cellophane, perché quelle famose stanze del contatto esistono in meno del 20% delle strutture per anziani.
«La nostra indagine nasce da una indignazione morale di fronte ai dati sempre gravi che emergono dall'inizio della pandemia sul mondo delle residenze per gli anziani», ha affermato il presidente della comunità, Marco Impagliazzo, presentando la ricerca. Da cui emerge, drammaticamente, che il 64% delle strutture esaminate non consente alcun tipo di visita ai propri ospiti, mentre le stanze degli abbracci, dopo un anno, sono rarissime e il servizio delle video-chiamate è attivo in meno della metà delle strutture. Nel 61,18% delle residenze assistite è proibita, poi, ogni tipo di uscita, comprese quelle per effettuare esami medici specialistici. E l'assistenza religiosa, diritto fondamentale secondo la Comunità di Sant'Egidio, è assente nel 65% delle strutture.
«Denunciamo il fatto che ci troviamo in una eterna zona rossa. Dobbiamo scuotere le coscienze - afferma la Comunità di Sant'Egidio - perché, nonostante gli appelli, le evidenze, le raccomandazioni del ministero sugli effetti nefasti della solitudine e dell'isolamento, le pressioni delle famiglie e degli operatori, quasi nulla è cambiato, anzi la vita nelle Rsa si è fatta insostenibile»
Anziani prigionieri di protocolli sanitari in collisione tra di loro. Vaccinati ma ancora in regime di apartheid perché non esistono regole che permettano di riabbracciare i propri cari. Figli, coniugi, fratelli e sorelle lontani, in alcuni casi, da oltre un anno. Spiega Marco Impagliazzo: «Il sistema della istituzionalizzazione, unica risposta che ha saputo dare il Paese alle persone anziane e malate, non può funzionare. L'assistenza domiciliare integrata in Italia è ridotta a nulla, 18 ore all'anno per anziano. Le Rsa sono un sistema fuori controllo». Non solo. Ogni giorno nuove denunce rivelano abusi nelle residenze sanitarie assistite, dove vengono utilizzati, abitualmente, metodi di contenimento. Di fatto anziani legati e immobilizzati.
In realtà, come denunciano sia Sant'Egidio che le famiglie degli anziani istituzionalizzati, la pandemia e la reclusione hanno fatto venire alla luce una situazione già grave di violazione (e violenza) delle persone ricoverate. Spesso non autosufficienti o affette da malattie neurodegenerative e dunque destinate a subire in silenzio abusi e maltrattamenti. E Sant'Egidio chiede quindi che vengano consentite le visite in sicurezza di parenti e volontari, in spazi interni ed esterni, di una lunghezza non inferiore a 30 minuti, le uscite e le attività di riabilitazione e socializzazione. Qualcosa però si sta muovendo, come dicevamo. In Trentino dal primo maggio nelle case di riposo torneranno le visite con gli "abbracci", mentre in Liguria, la raccomandazione dei vertici della Sanità è garantire per ogni ospite almeno una visita settimanale.


[ Maria Novella De Luca ]