Dentro la storia al cuore della civiltà

Ventidue esperti ricostruiscono in cinque "arcate" le riflessioni dello storico, in cui le vicende della Chiesa s'intrecciano con laicità, democrazia, dittature e nazionalismi

Questa volta la Festschrift, come la chiamano i tedeschi che la inventarono nel 1640, cioè la classica pubblicazione preparata da colleghi, allievi o amici per il compleanno o il collocamento a riposo di un
professore, racconta decenni di storia fra XX e XXI secolo affrontati da uno studioso autorevole e, per larga parte, testimone dei fatti. Che sono importanti svolte epocali: dal concilio Vaticano II al crollo del muro di Berlino, dalle migrazioni al confronto fra Nord e Sud che ha preso il posto di quello fra Est e Ovest.
Come importanti sono gli approfondimenti del volume "Nel mare aperto della storia" (a cura di Jean-Dominique Durand, Umberto Gentiloni Silveri, Agostino Giovagnoli, Marco Impagliazzo; Laterza, 416 pagine, 28 euro), che raccoglie studi «in onore di Andrea Riccardi». A firmarli quattordici storici, un sociologo, un politologo, un biblista, tre teologi, due economisti, autori che mostrano l'originale approccio della produzione di Riccardi, dedicata in particolare alla Chiesa contemporanea. «La sua non è una storia della Chiesa o una storia religiosa chiusa in un ambito settoriale, bensì uno studio dei mondi religiosi come prisma per comprendere processi storici complessi», dice Impagliazzo, attuale presidente di Sant'Egidio. E aggiunge: «È d'altronde la visione che ha elaborato lungo un appassionante percorso intellettuale nonché di impegno ecclesiale e civile di apertura globale: la religione può essere una chiave per comprendere il mondo e per cambiarlo».
Non a caso oggetto di queste pagine sono anche gli spunti che le riflessioni di Riccardi hanno suscitato ben al di là del perimetro accademico, oltre alle soluzioni da lui espresse in alcuni ruoli istituzionali o durante
li per la pace in Mozambico nel `92. Insomma, spigolando dalla Premessa eccoci davanti a «una vita dedicata a comprendere la storia, e se possibile anche a farne strumento per un avvenire migliore».
Cinque le arcate che modulano la struttura dell'opera. Come le cinque arcate del portico sopra il quale si alza la facciata di Santa Maria in Trastevere, la basilica più familiare a Riccardi, quartier generale di una comunità che pone nella Parola e nella preghiera il senso di quello che fa.
Sotto la prima (Universi religiosi
in dialogo), Agostino Giovagnoli e Marco Impagliazzo rileggono alcune linee della ricerca di Riccardi. L'uno evidenziando gli scandagli che l'hanno portato, non senza affezionarsi ad alcune città Parigi, Roma, Istanbul, Gerusalemme, Aleppo, Mardin - a interrogarsi sulle questioni storiche delle quali sono state paradigmi: la modernità, l'universalità, la convivenza, il ruolo delle religioni. L'altro decifrando questo ruolo: partendo dall'incontro di Assisi dell'86 e arrivando al documento di Abu Dhabi, non ignorando le difficoltà che hanno accompagnato cammini di integrazione quando ostacolati dalle violenze e dai nazionalismi.
Sempre sotto questa arcata, Anna Foa riflette sulla Shoah e «le occasioni mancate della Chiesa», Roberto Morozzo della Rocca su «Ortodossia e nazione» illustrando «l'eccezione albanese», Adriano Roccucci sulle relazioni tra i patriarcati di Mosca e Costantinopoli, mentre è di Alberto Melloni il saggio Per una storia del desiderio cristiano di unità (occasione per ricordare che per Riccardi il Mediterraneo è stato «un prisma con cui capire risvolti dell'esperienza cristiana maturati al sole dell'alterità)».
Proseguendo, se la seconda arcata (Guerra, violenza e pace nel '900), grazie a Daniela Luigia Caglioti, Andrea Graziosi, Maria Rosaria Stabili e Camillo Brezzi, consente uno sguardo nitido sui lati oscuri del secolo in più continenti, la terza (La Chiesa nella storia) è punto di partenza lungo diverse direttrici. André Vauchez ripensa le origini di spazi cristiani in Europa osservando il culto dei santi e dei martiri. Jean-Dominique Durand torna
a intervenire su Pio XII e la shoah, Gianni La Bella approfondisce la Sollicitudo rei socialis di Giovanni Paolo II. Massimo Naro tratteggia il volto ecclesiale italiano nel tempo di papa Francesco.
Alla quarta arcata (Roma, l'Europa, il mondo) troviamo Umberto Gentiloni Silveri, Lucio Caracciolo (che qui elenca i motivi per cui «una geopolitica euro-nordafricana dovrebbe essere l'orizzonte della nostra diplomazia»), Stefano Zamagni e Michel Camdessus. Alla quinta arcata (Umanesimo spirituale) ecco Jean-Francois Colosimo, Armand Puig i Tarrech e il cardinale Kasper: concordi nel sottolineare come il "nostro" abbia riportato nel dibattito attuale quell'umanesimo dello Spirito necessario alla convivenza di quella che è «una sola famiglia umana». 


[ Marco Roncalli ]