Speranza che non muore accanto agli scartati

Speranza che non muore accanto agli scartati

La difficile situazione in Mozambico raccontata da un sacerdote “fidei donum”

Il 5 settembre 2019 Papa Francesco entra nella cattedrale dedicata a Nostra Signora dell’Immacolata Concezione a Maputo, capitale del Mozambico, e ad accoglierlo trova don Giorgio Ferretti, sacerdote fidei donum della diocesi di Frosinone-Veroli-Ferentino. Il Pontefice è lì, tappa di un viaggio pastorale che toccherà anche Madagascar e Mauritius, per sostenere il lento e difficile processo di pace di quel Mozambico al quale il Papa ha poi continuato a riservare un’attenzione particolare; in quel Mozambico dove però la situazione si sta facendo sempre più difficile, soprattutto nel nord del Paese, come da Maputo racconta lo stesso don Ferretti: «La situazione nel Nord e drammatica. I terroristi, la cui matrice non è chiara, ma che sembrano ispirarsi a gruppi affiliati ad al-Shabaab, controllano alcuni distretti della provincia più settentrionale del Paese, Cabo Delgado. Sono ben armati e molto determinati. A seguito delle loro azioni violente e crudeli, decapitazioni e torture della popolazione, molti sono fuggiti. I villaggi sono stati bruciati e diversi luoghi di culto, sia cristiani che musulmani, distrutti. I rifugiati sono al momento quasi seicentomila: fuggiti per via terra o con barche di fortuna sono accolti nella città di Pemba e nelle provincie vicine, in particolare quelle di Nampula e Niassa. La Chiesa, attraverso le Caritas diocesane e la Comunità di Sant’Egidio fa molto per distribuire cibo, coperte e medicine. La Conferenza episcopale locale ha scritto una lettera ai fedeli e ha indetto una campagna di aiuti. Anche le organizzazioni internazionali sono fortemente impegnate di fronte a una difficile situazione igienica e alimentare. Viene attuato un ampio reclutamento fra i giovani, molti dei quali senza prospettive, che vengono attirati con false promesse di lavoro e borse di studio. Una volta lì non riescono più a tornare indietro e molti di loro sono stati rapiti». (Continua a leggere su L'Osservatore Romano")


[ Igor Traboni ]