Sant'Egidio conferma: da donatori a poveri

Gli effetti delle chiusure. Le vittime del lockdown che nessuno conta
Aiuti in crisi. Aumentano le richieste, ma chi ora ha perso il lavoro e l'attività non sostiene gli altri e anzi bussa alla mensa

La Liguria è già in ginocchio, il nuovo lockdown mascherato darà il colpo di grazia. I negazionisti, quelli che sghignazzano sulle conseguenze patite da piccoli imprenditori, esercenti e persino dai negozianti che resteranno aperti grazie alle continue limitazioni e al clima di terrorismo instaurato, possono provare a chiedere a chi, tutti i giorni, la povertà la guarda negli occhi e prova a contrastarla. Avranno risposte insospettabili, certo non di simpatizzanti dell'opposizione.
«Constatiamo un momento di crisi: la composizione dei pacchi alimentari per le famiglie, per gli anziani, per i senza dimora è ridotta e rischiamo di dover limitare l'azione di sostegno», scrivono infatti in un messaggio sui propri canali social i responsabili della Comunità di Sant'Egidio di Genova. Il loro è un appello affinché chi può, doni qualcosa, faccia uno sforzo. Ma è anche un'ammissione di come le misure anti Covid abbiano aggravato la situazione e creato nuovi poveri. Quelli che prima davano una mano a chi era in difficoltà sono gli stessi che magari qualcuno considera «evasori» e ricconi che frignano. E che invece oggi non riescono più a sostenere le iniziative benefiche.
«Durante il lockdown le persone che si sono rivolte alla Comunità per chiedere aiuto si sono moltiplicate - conferma il messaggio diffuso dalla Comunità -. Purtroppo, questa povertà sta diventando strutturale e noi iniziamo ad avere problemi a rispondere a tutte le richieste di aiuto. Le richieste di aiuto alimentare e non solo, si sono moltiplicate, le presenze alla mensa hanno conosciuto una crescita inaspettata». E per l'appunto arrivano invece sempre meno aiuti perché sempre meno persone possono darli. E nelle parole della Sant'Egidio tutto questo è detto senza mezzi termini.
Sì, la povertà cresce, le difficoltà operative e le regole sanitarie hanno portato alla chiusura di centri per l'aiuto, ma soprattutto si registra «la caduta in condizioni di bisogno di molti nuclei familiari improvvisamente impoveriti». Fino ad oggi, la comunità «è riuscita a far fronte a questa emergenza che non ha allentato la sua presa neppure nei mesi estivi» e «la mensa non ha mai chiuso grazie al sostegno da parte delle istituzioni, in particolare della Diocesi di Genova».
Sergio Casali conferma all'agenzia Ansa che «le persone che ci chiedono aiuto sono aumentate ad aprile e maggio fino al 40% e che si tratta per la maggior parte di persone che erano fuori dai circuiti della solidarietà: soprattutto lavoratori precari e piccoli esercenti». E questo nonostante un tentativo di prendere una «boccata d'ossigeno» grazie alla tregua estiva concessa dall'allentamento delle misure. »