"Dio non ci libera dai problemi, ma ci salva dalla mancanza di amore"

Parla papa Francesco
Il Papa alla Preghiera per la pace con le religioni promosso da Sant'Egidio: "a volte preferiremmo un dio potente agli occhi del mondo"

Il 20 ottobre papa Francesco ha partecipato all'incontro di Preghiera per la pace "Nessuno si salva da solo - Pace e Fraternità", promosso dalla Comunità di Sant'Egidio. Dopo aver presieduto il momento di preghiera ecumenica per la pace con le altre confessioni cristiane nella Basilica di Santa Maria in Aracoeli, il Papa ha preso parte alla cerimonia con i rappresentanti delle grandi religioni mondiali sulla piazza del Campidoglio.
Durante la preghiera dei cristiani, ha pronunciato l'omelia dopo la proclamazione del brano del Vangelo di Marco che si situa appena prima della morte di Gesù e parla della tentazione che si abbatte su di Lui, stremato sulla croce: "mentre vive il momento più alto del dolore e dell'amore, molti, senza pietà, scagliano contro di Lui un ritornello: «Salva te stesso! È una tentazione cruciale, che insidia tutti, anche noi cristiani: è la tentazione di pensare solo a salvaguardare se stessi o il proprio gruppo, di avere in testa soltanto i propri problemi e i propri interessi, mentre tutto il resto non conta. È un istinto molto umano, ma cattivo, ed è l'ultima sfida al Dio crocifisso. Salva te stesso. Lo dicono per primi "quelli che passavano di là" (v. 29). Era gente comune, che aveva sentito Gesù parlare e operare prodigi. Ora gli dicono: "Salva te stesso, scendendo dalla croce". Non avevano compassione, ma voglia di miracoli, di vederlo scendere dalla croce. Forse anche noi a volte preferiremmo un dio spettacolare anziché compassionevole, un dio potente agli occhi del mondo, che s'impone con la forza e sbaraglia chi ci vuole male. Ma questo non è Dio, è il nostro io. Quante volte vogliamo un dio a nostra misura, anziché diventare noi a misura di Dio; un dio come noi, anziché diventare noi come Lui! Ma così all'adorazione di Dio preferiamo il culto dell'io. È un culto che cresce e si alimenta con l'indifferenza verso l'altro. A quei passanti, infatti, Gesù interessava solo per soddisfare le loro voglie. Ma, ridotto a uno scarto sulla croce, non interessava più. Era davanti ai loro occhi, ma lontano dal loro cuore. 
I capi del sacerdoti. In seconda battuta si fanno avanti i capi dei sacerdoti e gli scribi. Erano quelli
che avevano condannato Gesù perché rappresentava per loro un pericolo. Ma tutti siamo specialisti nel mettere in croce gli altri pur di salvare noi stessi. Gesù, invece, si lascia inchiodare per insegnarci a non scaricare il male sugli altri. Quei capi religiosi lo accusano proprio a motivo degli altri: "Ha salvato altri e non può salvare se stesso!". Conoscevano Gesù, ricordavano le guarigioni e le liberazioni che aveva compiuto e fanno un collegamento malizioso: insinuano che salvare, soccorrere gli altri non porta alcun bene; Lui, che si era tanto prodigato per gli altri, sta perdendo se stesso! L'accusa è beffarda e si riveste di termini religiosi, usando due volte il verbo salvare. Ma il "vangelo" del salva te stesso non è il Vangelo della salvezza. È il vangelo apocrifo più falso, che mette le croci addosso agli altri. Il Vangelo vero, invece, si carica delle croci degli altri . Pensare solo a sé. Infine, anche quelli crocifissi con Gesù si uniscono al clima di sfida contro di Lui. Com'è facile criticare, parlare contro, vedere il male negli altri e non in sé stessi, fino a scaricare le colpe sui più deboli ed emarginati! Ma perché quei crocifissi se la prendono con Gesù? Perché non li toglie dalla croce. Gli dicono: "Salva te stesso e noi!". Cercano Gesù solo per risolvere i loro problemi. Ma Dio non viene tanto a liberarci dai problemi, che sempre si ripresentano, ma per salvarci dal vero problema, che è la mancanza di amore. È questa la causa profonda dei nostri mali personali, sociali, internazionali, ambientali. Pensare solo a sé è il padre di tutti i mali. Ma uno dei malfattori osserva Gesù e vede in Lui l'amore mite. E ottiene il paradiso facendo una sola cosa: spostando l'attenzione da sé a Gesù, da sé a chi gli stava a fianco .
La fraternità. Dalla croce è sgorgato il perdono, è rinata la fraternità: la Croce ci rende fratelli. Le braccia di Gesù, aperte sulla croce, segnano la svolta, perché Dio non punta il dito contro qualcuno, ma abbraccia ciascuno. Perché solo l'amore spegne l'odio, solo l'amore vince fino in fondo l'ingiustizia. Solo l'amore fa posto all'altro. Solo l'amore è la via per la piena comunione tra di noi. Guardiamo al Dio crocifisso, e chiediamo al Dio crocifisso la grazia di essere più uniti, più fraterni. E quando siamo tentati di seguire le logiche del mondo, ricordiamo le parole di Gesù: "Chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà". Quella che agli occhi dell'uomo è una perdita è per noi la salvezza. Impariamo dal Signore, che ci ha salvati svuotando se stesso, facendosi altro: da Dio uomo, da spirito carne, da re servo .