Libia. L'Italia non ha coraggio e perde la dignità

Libia. L'Italia non ha coraggio e perde la dignità

L'Italia, convalescente, si guarda attorno. Il Mare Nostrum è ormai di altri. La Turchia è un vero player mediterraneo: acque territoriali, petrolio, territori ex ottomani, migranti... Ha un rapporto con la Russia da «amici, non alleati», anzi concorrenti. L'amicizia s`è vista nel silenzio di Putin, pur difensore dei cristiani, su Santa Sofia.
E l'Italia? Nonostante gli interessi petroliferi dell'Eni e la simpatia dei libici, rischia di fare la comparsa. Non da oggi, ma da quando - dietro ai francesi per un tic senza senso politico -si associò alla caduta di Gheddafi, non avendo imparato dall'Iraq. Con i turchi, bisogna parlare. L'ha fatto il ministro Di Maio. Un cadavere però fluttua nel Mediterraneo e ci inquieta tutti. Quel mare tragicamente divenuto un cimitero.
Oggi 50.000 esseri umani sono ingabbiati in una Libia divisa e violenta: lager, con torture acclarate dai giudici. Tutto sovrasta la paura italiana del «grande sbarco». Libici o altri possono dare il via e creare una crisi in Italia. Per evitarlo, la solita soluzione: ci aiutino i libici!
Oggi c'è la guardia costiera libica, rifinanziata dal voto della Camera. Sono note le connessioni tra certi capi di questa organizzazione e i trafficanti di vite umane. Il voto del Pd stupisce, ma non troppo: già nella passata legislatura ha lasciato cadere la cittadinanza per i figli di stranieri nati in Italia.
Il vero problema è «svuotare i centri di detenzione». Il ministro Lamorgese l'ha detto a Tripoli. E' una questione da gestire senza paura. E poi gli italiani sono in parte cambiati, come s'è visto dalla freddezza verso la campagna populista contro la regolarizzazione degli stranieri. Ci vuole un`operazione europea. Ma cominci l'Italia! Ci libereremmo dalla complicità con i libici, assumendo una forte posizione umanitaria, seguita da alcuni Paesi europei.
La Francia sta collaborando a un corridoio umanitario per i campi di Lesbos. L'Italia collaborerà con la Francia in Mali. Occorre ridisegnare - non da soli - una presenza in un'area delicata. Il primo punto è liberare gli ostaggi umani e sottrarsi a un ricatto più mafioso che politico. Solo così si possono impostare seriamente i rapporti con un Paese turbolento come la Libia. Così si salvano la dignità e l'umanità.


[ Andrea Riccardi ]