La solidarietà non si ferma

La solidarietà non si ferma

Caritas e Sant'Egidio chiedono di non abbandonare i più deboli

La solidarietà e le attività caritative non possono fermarsi in questo momento così delicato. È «un tempo di enorme responsabilità» ricorda la segreteria generale della Cei, ribadendo la collaborazione della Chiesa italiana nel contrastare la diffusione del coronavirus. E la Caritas italiana e la Comunità di Sant'Egidio lanciano appelli per non lasciare sole le persone fragili e più vulnerabili.
«Pur con tutte le cautele del caso e con la prudenza necessaria senza esporsi ed esporre altri a inutili rischi - affermano il presidente di Caritas italiana, l'arcivescovo Carlo Roberto Maria Redaelli, e il direttore, don Francesco Soddu, in una lettera indirizzata ai delegati regionali e a tutte le Caritas diocesane, - è chiaro che non possono venir meno i servizi essenziali a favore dei poveri, quali le mense, gli empori, i dormitori, i
centri di ascolto, che le Caritas a livello diocesano e parrocchiale assicurano quotidianamente». Tutto questo ovviamente con piena responsabilità, nel rispetto delle indicazioni e delle misure del governo di contrasto alla diffusione del virus che, all'interno di un rapporto di confronto e di collaborazione, la Conferenza episcopale italiana ha fatto proprie, rilanciandole. Caritas italiana, nell'elevare preghiere al Signore per le persone decedute, esprime vicinanza ai malati, ai loro familiari, a quanti in Italia e nel mondo soffrono per questa epidemia di coronavirus e a quanti a vario titolo sono impegnati nel contrastarla e nel prendersi cura di chi è colpito e assicura - come indicato dal Papa - il pieno impegno a vivere questo momento difficile «con la forza della fede, la certezza della speranza e il fervore della carità», auspicando che «il tempo di Quaresima ci aiuti a dare tutti un senso evangelico anche a questo momento di prova e di dolore».
Nella piena consapevolezza che purtroppo crescono di giorno in giorno i bisogni, se ne aggiungono di nuovi e sempre di più saranno in futuro, la Caritas fa appello alla solidarietà invitando a sostenere le iniziative e gli interventi mirati delle diocesi e delle Caritas locali in favore delle persone in difficoltà e di quelle in condizioni sempre più precarie come gli anziani spesso soli con le loro paure, le famiglie che si devono far carico dei figli che non possono frequentare le scuole, i lavoratori lasciati a casa con preoccupanti prospettive per il futuro, le realtà del non profit che si occupano dei più poveri e degli esclusi, senza dimenticare gli imprenditori, i commercianti, le innumerevoli aziende in sofferenza. Occorre un sostegno concreto, "integrale", secondo le indicazioni di Papa Francesco, attento cioè anche alle dimensioni psicologiche e a quelle spirituali.
Un appello alle istituzioni lo ha lanciato anche la Comunità di Sant'Egidio affinché non vengano lasciate sole «le persone più fragili in queste ore di emergenza». Un pensiero particolare è rivolto agli anziani che sono i soggetti più a rischio. «Su tutti loro incombe anche un altro grave pericolo: l'isolamento. Basta pensare che, soprattutto nelle grandi città il tasso di persone che vivono da sole tocca il 45 per cento della popolazione. Tutti i cittadini possono fare la loro parte». La Comunità di Sant'Egidio chiede di «ampliare il monitoraggio delle persone anziane o con disabilità che continuiamo a seguire con telefonate, lettere, messaggi audio e video, inviati in particolare a chi vive negli istituti. Anche offrirsi per portare la spesa a domicilio è un'azione preziosa per limitare il disagio di chi è più solo e vulnerabile. Se il contagio ci allontana fisicamente la solidarietà ci unisce, ci rende più forti di fronte alla paura e aiuta a proteggerci»