L'alleanza per l'Africa e il riuso in ospedale

World Food Programme, Comunità di Sant'Egidio e Fondazione Santa Lucia si mobilitano per portare mezzi. Riccardi: «Investire qui crea sviluppo anche in Europa»

Riutilizzare. Non sprecare. Aiutare. Sono le parole chiave di una storia di solidarietà che
ha per protagonisti il comitato italiano del World Food Programme, la Comunità di Sant'Egidio e la fondazione Santa Lucia Irccs. E arriva fino in Centrafrica, per portare sostegno e aiuti a un ospedale. Tutto nasce da una telefonata fatta dalla Fondazione Santa Lucia di Roma al Programma Mondiale dell'Alimentazione a dicembre scorso, in cui si mettevano a disposizione oltre 300 strumenti di base tra letti, carrozzine, poltrone sanitarie per prelievi che dovevano essere sostituiti. Materiale usato, ma ancora in ottime condizioni. «Noi aggiorniamo continuamente i nostri sistemi» dice Antonino Salvia, direttore della Fondazione «e quindi possiamo donare ausili per l'attività sanitaria, essenziali per lo svolgimento delle attività mediche e di riabilitazione, che oggi ancora rappresentano lo standard di altre strutture occidentali». È un circolo virtuoso cui partecipano per il Wfp Messia Ardesi, responsabile delle relazioni istituzionali, Simone De Rita, direttore generale, e Paola Germano, a capo del progetto Dream di Sant'Egidio. ll Wfp contatta la Comunità di Sant'Egidio, che subito si organizza per inviare le attrezzature nella Repubblica Centrafricana dove la situazione è emergenziale: una nazione che conta poco più di 4 milioni e 600 mila abitanti su un territorio immenso, che resta per oltre la metà senza assistenza e protezione umanitaria.
Spiega Andrea Riccardi, fondatore della comunità, che «questa area è poverissima, e Sant'Egidio lavora qui per la pace da tanti anni, in un tempo che vede un preoccupante calo di interesse del Nord verso il Sud del mondo. Siamo presenti con un centro clinico di eccellenza, che garantisce le cure a migliaia di pazienti, soprattutto donne e bambini. La cooperazione è fondamentale, e l'investimento di risorse in Africa aiuta anche lo sviluppo dell'Europa».
Il Comitato Italiano del Wfp ha voluto farsi tramite di questa «alleanza tra associazioni di buona volontà» perché, come spiega il presidente Vincenzo Sanasi d'Arpe (citando l'Executive Director del World Food Programme, David Beasley), «un investimento effettuato in Africa torna moltiplicato in Europa. ll Wfp aiuta le persone a credere nelle proprie aspirazioni naturali. Il nostro obiettivo è aiutare le persone là dove sono nate, nei luoghi della loro vita. L'essere umano migra solo quando non ha speranza di sopravvivenza nella sua terra d'origine. Quindi gli strumenti che noi forniamo sono orientati a realizzare le aspirazioni di coloro che li ricevono».
In questa storia la solidarietà non è la sola protagonista: l'economia circolare, per la quale nulla si spreca e tutto può trovare un nuovo utilizzo, certifica che soltanto se siamo disposti a cambiare dalle radici il nostro modello economico di Paesi industrializzati potremo davvero aiutare e sostenere quelli in via di sviluppo. 


[ A. O. ]