Natale. La festa di un Dio amico

Natale. La festa di un Dio amico

Il Natale, non solo in Occidente, continua a essere il momento che divide la storia in due parti: in "prima di Cristo" e "dopo Cristo". È stata una scelta fatta diversi secoli fa. I nostri antichi, infatti, consideravano il Natale - appunto la nascita di Cristo - come lo spartiacque della storia, o meglio, l’inizio di un nuovo e definitivo corso della storia del mondo. Si voleva anche dire che quell'evento significava, assieme alla nascita di Gesù, la rinascita della storia degli uomini. Un antico credente della Chiesa siriaca dei primi secoli, Efrem, che era anche poeta, paragonava il Natale a Gesù stesso e lo salutava come "amico degli uomini". Sì, il Natale come un giorno "amico degli uomini", una festa amica. Scriveva: «Il Natale ritorna ogni anno attraverso i tempi; invecchia con i vecchi, e si rinnova con il Bambino ch'è nato... Sa che la natura non potrebbe farne a meno; come te (Gesù), esso viene in aiuto degli uomini in pericolo. Il mondo intero, o Signore, ha sete del giorno della tua nascita... Sia dunque anche quest'anno simile a te, porti la pace tra il cielo e la terra». Natale, dunque, "amico degli uomini". Il motivo? La venuta del Cristo tra noi. Lo scrive Giovanni nel Prologo del suo vangelo: «Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi» (Gv 1,14). È Dio stesso che scende dal cielo per vivere con noi. Certo, gli uomini non fanno una bella figura: viene il Creatore e nessuno gli apre la porta. Lui si contenta di una stalla, pur di non lasciarci: «Non c'era posto per loro», scrive Luca amaramente. È davvero impensabile quanto accade in questa grande festa. Non solo Dio si contenta di una stalla, sceglie di venire al mondo come un Bambino, come nascono tutti i bambini. Ed è proprio questo - io credo - la ragione perché a Natale tutti ci inteneriamo. Ed è il motivo perché in tanti accorrono alla Messa di mezzanotte. È una bellissima cosa. Mostra che non possiamo restare indifferenti a un Dio che giunge sino a tanto.

In nessuna religione accade questo. In genere avviene il contrario. In tutte le tradizioni religiose (eccetto quelle abramitiche) i credenti celebrano riti, si impegnano in pratiche ascetiche per essere accetti a Dio, per avvicinarsi a Lui. Nel cristianesimo accade il contrario. Il Dio cristiano appare come un Dio capovolto: Egli più che in cielo sta in terra, più che distante sta vicino, più che grande è un bambino, più che un ricco è un povero. Nei vangeli viene chiamato Emanuele, ossia "Dio con noi". In effetti, la vicinanza del Signore agli uomini è uno dei cardini della fede cristiana. Sì, non siamo noi ad andare verso di Lui. È Lui che viene verso di noi. E non per dovere. Ma per amore. Possiamo allora concordare pienamente con questa bella osservazione di Italo Calvino che mi ha sempre colpito molto: «Nel mondo potranno esserci uomini che si dicono "senza Dio", ma da Natale in poi non potrà mai più esserci un Dio senza gli uomini».


[ Vincenzo Paglia ]