«Paolo VI, il santo della modernità che riesce a parlarci anche oggi»

L'intervista: Andrea Riccardi verso l'incontro (con letture di Franca Nuti) che aprirà «Storie bresciane»Il fondatore della Comunità di Sant'Egidio anticipa la sua riflessione su papa Montini

Padre Antonio Marrazzo, postulatore della Causa di canonizzazione, ha definito Paolo VI il papa del futuro. Un grande pontefice, un coraggioso cristiano, un instancabile apostolo, per usare invece le parole di papa Francesco. Giovanni Battista Montini è stato certo un solido successore di Pietro al timone della Chiesa cattolica, ma non solo: era un intellettuale finissimo che amava confrontarsi con i problemi del suo tempo, uno straordinario protagonista del Novecento. Papa Montini era un uomo che amava porsi domande inquiete, ma preferiva darsi, e dare, risposte esaurienti e convincenti, vere e concrete, che confessava di essere «il più piccolo e il più umile dei pontefici» per adempiere questo ufficio «formidabile», secondo una espressione significativa che amava utilizzare. Non era né indeciso e neppure tormentato dal dubbio.
La vita e il magistero di Paolo VI saranno raccontati sabato alle 10.30 al Teatro Sociale di Brescia da Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant'Egidio, nel primo appuntamento di Storie Bresciane, il progetto del Centro Teatrale Bresciano e Centro Studi Rsi; il professor Riccardi ha recentemente dato alle stampe il libro «Paolo VI. Sfide della storia e governo della Chiesa», edito da Jaka Book. Durante l'incontro di sabato mattina, l'attrice Franca Nuti leggerà alcuni testi scritti da papa Montini.
Professor Riccardi, nonostante la sua grandezza, Paolo VI è certamente un papa dimenticato. Perché è accaduto questo?
Papa Francesco lo ha beatificato nel 2014 e poi canonizzato nel 2018. Da alcuni punti di vista potremmo dire che si tratta di una canonizzazione sorprendente perché papa Montini è schiacciato da chi lo ha preceduto e da chi è venuto dopo: Paolo VI non gode della popolarità di Giovanni Paolo II, che la folla di fedeli acclamava «santo subito» dopo la morte, né di Giovanni XXIII, il «papa buono» che attira migliaia di visitatori al paese natale, a Sotto il Monte nella bergamasca. Proclamando santo Paolo VI, papa Francesco ha voluto fare una scelta controcorrente, ha voluto mettere in risalto una scelta progettuale, si è voluto «canonizzare» un testimone della Chiesa conciliare in simpatia con il mondo.
Giovanni Battista Montini è stato un papa immerso nella storia d'Italia, questo anche grazie all'impegno della sua famiglia, alle sue radici bresciane.
Paolo VI può essere definito un genio italiano, questo non significa però ridurlo nei confini nazionali, ma anzi si vuole sottolineare la vicenda di un papa italiano che realizza un'apertura al mondo dopo il Vaticano II, non solo con i viaggi, ma con gesti, riforme e decisioni importanti. Il suo genio italiano va colto al servizio di quell'internazionale particolare che è la Chiesa cattolica.
Chi critica papa Montini lo pone in contrasto con chi ha guidato la barca di Pietro dopo di lui. Questo è vero?
Assolutamente no. Giovanni Paolo II, pur con la sua storia lunga e particolare, si pose in forte continuità con papa Montini, con cui, tra l'altro, il card. Wojtyla ebbe un rapporto molto profondo. Un passaggio decisivo per capire il cattolicesimo tra il XX e il XXI secolo è, quindi, provare a comprendere meglio Giovanni Battista Montini. Bergoglio guarda a Montini quasi come ispiratore, papa Francesco fa spesso riferimento all'Evangelii nuntiandi, con cui Paolo VI rilanciò la Chiesa. Era il 1975, tre anni prima di morire, quand'era investito dalla contestazione che scuoteva la Chiesa fin dal '68.
Lei è un profondo conoscitore di Giovanni Battista Montini, cosa la colpisce maggiormente di lui?
Mi colpisce il senso dolente dei suoi ultimi anni quando emerge una figura ancora più umana, in lui è esplicitata la lotta tra speranza e delusione. Il rapimento e l'uccisione del suo amico Aldo Moro è un colpo pesantissimo, dal quale non si riprenderà più. In quei giorni vede la crisi politica di quella costruzione democratica alla quale aveva lavorato: è messo di fronte a un disegno non realizzato.
Nonostante questo, papa Montini continuò il suo servizio alla Chiesa fino all'ultimo giorno.
Questo certo, volle fortemente il Giubileo del 1975 nonostante la contrarietà di molti. Per lui quella era un'occasione di rinascita per la Chiesa. Perché questo era Giovanni Battista Montini, un uomo che non si arrendeva mai, sempre pronto ad ascoltare, ad accogliere. Paolo VI è un santo del nostro tempo, un santo della modernità che continua a parlarci con incredibile attualità ancora oggi.


[ Francesco Alberti ]