Nella casa di Sant'Egidio passò la pace per Maputo

Nell'antico monastero di Trastevere siglarono l'intesa il leader governativo del Frelimo e quello dei guerriglieri del Renamo. E la trattativa tra le parti ripartì durante la crisi del 2014

Lo scorso 8 luglio, il presidente mozambicano Filipe Nyusi, visitando a Roma la Comunità di Sant'Egidio, ha detto: «Questa è la casa della pace e del Mozambico». Il riferimento naturalmente è al trattato di pace firmato, proprio a Sant`Egidio, il 4 ottobre 1992, tra Joaquim Chissano, allora presidente e segretario del partito di governo FreLiMo, e Afonso Dhlakama, leader della ReNaMo, cioè dei guerriglieri antigovernativi. L'accordo metteva fine a 17 anni di guerra civile, con 1 milione di morti e 4 milioni di profughi. E ha avuto meno di un mese fa una bella conferma con un'altra firma (avvenuta questa volta a Maputo tra lo stesso Nyusi e l'attuale leader della Renamo Ossufo Momade) di un ulteriore accordo che mette fine alla crisi del 2014, quando la Renamo aveva rigettato il risultato delle elezioni riprendendo la via delle armi. L'accordo del 6 agosto impegna le due parti ad impegnarsi perché le elezioni generali del 15 ottobre si svolgano pacificamente e appare come il culmine del processo iniziato a Roma. Nell'antico monastero di Trastevere Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant'Egidio, Matteo Zuppi, oggi arcivescovo di Bologna e fresco di nomina a cardinale, Jaime Gorwalves, arcivescovo di Beira scomparso nel 2016, insieme a Mario Raffaelli, rappresentante del governo italiano, avevano pazientemente tessuto un dialogo con i belligeranti per più di due anni. Grazie alla pace iniziava per il Mozambico una stagione nuova, fatta innanzitutto di sviluppo economico e sociale, un percorso non semplice e lineare, ma che mostra come uno Stato può lasciarsi alle spalle le gigantesche sofferenze di una guerra civile, per affrontare sfide sempre complesse: l'economia, il benessere dei suoi abitanti e i rapporti internazionali nel mondo globalizzato. 
Sant'Egidio - che oggi nel Paese conta migliaia di volontari di ogni età - è rimasta vicina al Mozambico in questi anni, per vincere, dopo la guerra, anche la pace. Una generazione che non ha conosciuto la guerra è cresciuta nelle "Scuole della pace" che la Comunità ha aperto in decine di città e villaggi. Un vasto movimento di "Giovani per la pace" si è diffuso anche nelle scuole e nelle università, propagando una cultura della solidarietà e della gratuità, premesse per una società pluralista e pacifica. Inoltre attraverso il programma Bravo (Birth Registration against Oblivion) si è permesso a decine di migliaia di bambini di essere registrati all'anagrafe, strappandoli dall'invisibilità e proteggendone i diritti. La Comunità ha infine accompagnato, anche dopo il 1992, tutto l'impegno politico e diplomatico per mantenere la pace fino alla firma del 6 agosto.


[ Mimmo Muolo ]