Dallo sbarco in Sicilia a Sant'Egidio. «Volontariato? Io la chiamo amicizia»

La storia di Kalifa Jaeiteh

«Io non lo chiamo volontariato, per me è amicizia». Kalifa Jaeiteh, 20 anni, del Gambia, da circa un anno va una volta alla settimana con i volontari di Sant'Egidio a trovare gli anziani ricoverati in istituto. Si fermano quattro ore ogni volta. «Parliamo, passeggiamo, siamo andati anche in vacanza, una settimana intera, ad Albenga. E ogni volta che ognuno di loro compie gli anni -ci siamo informati sulle date e abbiamo preso nota- organizziamo una festa di compleanno, andiamo in un bel gruppo con la torta» racconta. Il suo italiano è ottimo, soprattutto perché è in Italia da poco più di due anni, ed è, spiega, anche merito di questi anziani.
«Mi raccontano tante cose, di Genova, della loro famiglia. Sono rimasti soli ormai. Ma da quando abbiamo iniziato ad andare a trovarli hanno cambiato umore. Le prime volte, quando dicevamo che ci saremmo rivisti dopo una settimana rispondevano "speriamo", quasi come se non avessero più voglia di vivere e si aspettassero di non esser più lì, la settimana dopo. Ora ci
aspettano, quando manca qualcuno di noi lo notano subito e chiedono come mai, sono molto più allegri. Sono diventati un po' come dei nonni, per me».
Lui della sua famiglia vera qui in Italia non ha nessuno. Suo padre è morto prima che partisse e sua madre è rimasta in Gambia. Ma si è sentito subito accolto, quando è arrivato a Genova, nel marzo del 2017. «Siamo sbarcati in Sicilia, siamo arrivati dalla Libia su una barca, e abbiamo subito preso un autobus per venire a Genova. Ci hanno messo provvisoriamente al
Palasport, alla Fiera del Mare, e ben presto sono arrivati i volontari di Sant'Egidio, che mi hanno aiutato a sistemarmi in un appartamento, ad imparare l'italiano, ad andare a scuola. Mi hanno portato in giro a conoscere la città e mi hanno anche dato la loro amicizia. Sono una vera comunità».
Jaeiteh da quando si trova in città ha abitato al campus di Coronata, poi in un alloggio in via del Campo, e oggi sta in un appartamento a Sestri. Sempre sostenuto dai volontari di 
Sant'Egidio. Che in città si occupano di migranti, di persone senza fissa dimora, anziani, disabili e carcerati, gestiscono le scuole della pace. «Ero solo e loro mi hanno aiutato, ora io aiuto loro e le persone delle quali si prendono cura» conclude fiero.


[ LU.CO ]