Per i rifugiati dalla Libia serve un'assistenza europea

Lo chiedono Sant'Egidio e Federazione delle Chiese evangeliche in Italia mentre sale a 42.000 il numero degli sfollati a Tripoli

È salito a 42.000 il numero degli sfollati dall'inizio degli scontri armati a Tripoli e dintorni. A comunicarlo è l`Ufficio delle Nazioni Unite per gli Affari umanitari (Ocha), che sottolinea anche come un bambino sia rimasto ucciso e altri tre siano rimasti feriti in attacchi aerei verificatisi negli ultimi tre giorni. Cifre che fanno rinnovare gli appelli a prevedere corridoi umanitari in Europa per consentire l'accoglienza di chi fugge dal paese in guerra. Il conflitto, per altro, continua ad impattare le strutture sanitarie: il 28 aprile i bombardamenti hanno danneggiato un ospedale a Espeaa, a sud di Tripoli, fatto che ha reso necessaria l'evacuazione e l'interruzione temporanea dei servizi sanitari.
La comunità internazionale - scrive ancora l'Ocha - ricorda a tutte le parti in conflitto che il principio di proporzionalità, come dettato dal diritto umanitario internazionale, deve essere rispettato. Tutte le parti devono evitare l'uso indiscriminato della forza, cosi come l'uso di artiglieria e bombardamenti aerei, in aree civili. Al 28 aprile il bilancio era di 345 morti e di 1.652 feriti, secondo quanto reso noto dall'Organizzazione mondiale della sanità, mentre è di 3.350 il numero di rifugiati e migranti rimasti intrappolati in centri di detenzione situati in aree colpite dai combattimenti o in aree a rischio di conflitto armato.
Intanto sono arrivati ieri in Italia 146 rifugiati evacuati dalla Libia grazie a un'operazione congiunta dell'Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr), e le autorità italiane e libiche. A renderlo noto è stata la stessa organizzazione dell'Onu, segnalando che «dall'inizio dei recenti scontri l'Italia è il primo paese ad accogliere persone evacuate dalla Libia» e che «l'evacuazione è stata organizzata in collaborazione con il ministero degli Interni libico». I rifugiati saranno ospitati in centri di accoglienza straordinaria. «Questa operazione di evacuazione è un'ancora di salvezza per le persone che hanno affrontato gravi minacce e pericoli in Libia», ha affermato Filippo Grandi, alto commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati. «Ora è di fondamentale importanza che anche altri stati mettano in atto simili gesti di generosità
offrendo opportunità di evacuazione per i rifugiati coinvolti nel conflitto. Fingere di non vedere quanto sta accadendo avrà conseguenze drammatiche e reali».
Intanto, i presidenti della Comunità di 
Sant'Egidio, Marco Impagliazzo, e della Federazione delle Chiese evangeliche in Italia, Luca Maria Negro, hanno scritto al presidente del Consiglio italiano, Giuseppe Conte, per avanzare la proposta di un «corridoio umanitario europeo» e dichiarare la loro pronta disponibilità a collaborare alla sua realizzazione sulla base dell'esperienza realizzata in Italia negli ultimi tre anni. Per conoscenza la lettera è stata inviata anche al viceministro per gli Affari esteri e la cooperazione Emanuela Del Re e al sottosegretario Andrea Molteni presso il ministero dell'Interno.
Il meccanismo proposto è analogo a quello adottato per i «corridoi umanitari» che si stanno già realizzando sulla base di un protocollo tra la Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia, la Comunità di 
Sant'Egidio, la Tavola valdese e i ministeri dell'Interno e degli Esteri, sottoscritto per la prima volta nel 2015 e rinnovato nel 2017.