Intervista a Marina Mihindukulasuriya Fernando

“Io,  qui a Napoli,in ansia per la famiglia sembra tornato il clima da guerra civile”

Marina Mihindukulasuriya Fernando, è originaria di Negombo, città a nord della capitale Colombo. A pochi metri dalla sua residenza c’è la chiesa di San Sebastiano dove è avvenuta una delle terribili esplosioni la mattina di Pasqua.  E’ in Italia da 38 anni, arrivata per aiutare la sua famiglia, dopo la morte del padre dovuta per  una grave malattia. Lei vive a Napoli ma i suoi familiari sono lì.

 

Come ha saputo degli attentati?

Domenica mattina poco dopo l’esplosione mi ha contattato  un amico di famiglia. Mi ha inviato la foto  scattata subito dopo lo scoppio della bomba. Anche lui doveva andare a messa ma poi all’ultimo momento ha cambiato programma. La deflagrazione è avvenuta verso le 8,45 mentre la messa stava per finire e la chiesa era piena di gente. Qualcuno ha visto l’attentatore farsi il segno della croce prima di farsi esplodere.

 

Lei  conosce bene la chiesa di San Sebastiano?

Si ci andavo spesso da piccola ed è oggi frequentata anche dalla mia famiglia. Ci vanno i figli di mia nipote, ma per fortuna la messa dei bambini è in tarda mattinata.  C’è una grande devozione per questo luogo, dove tanta gente va a chiedere miracoli, anche buddisti e musulmani, un po’ come nel santuario di Sant’Antonio a Colombo. Ogni volta che ritorno nella mia città vado nella chiesa di San Sebastiano a fare un saluto al santo e per lasciare un’ offerta, come usiamo fare noi.

 

Quando è stata l’ultima volta a in Sri-Lanka?

Sono stata nel 2016 la situazione era tranquilla, non c’erano scontri, né tensioni.  La guerra civile si era fermata e sembrava appartenere al passato. Ho ricordi terribili di quando ero bambina: gli scontri, le violenze, il coprifuoco. Veramente non saprei dire il motivo delle esplosioni della mattina di Pasqua, oltre alla paura e alla tristezza ci ha lasciato tutti sorpresi.

 

Cosa fa a Napoli adesso?

Dopo aver lavorato come collaboratrice domestica e dopo aver fatto assistenza agli anziani, mi sono dovuta fermare per una operazione, ma appena mi riprenderò tornerò a lavorare.  Intanto tutti i martedì vado al dormitorio pubblico, con la Comunità di Sant’Egidio  vado a trovare i senza fissa dimora che sono ospiti in questa struttura. Ho conosciuto questa comunità nel 2012, quando una mia amica mi fece conoscere la scuola di lingua e cultura per imparare l’italiano, e da allora non ci siamo più separati. Ho ricevuto tanto e le mie visite ai poveri che vivono per strada sono un po’ come una restituzione di tutto quello che ho ricevuto in Italia. A Natale sono stata perfino nel carcere di Benevento dove abbiamo fatto il pranzo, ero seduta a tavola assieme a  6 detenute.

 

Quali sono le ultime notizie che ha avuto dal suo paese?

C’è il coprifuoco e una situazione molto confusa, arrivano voci di nuove esplosioni. Mio fratello ha la figlia che si trova dall’altra parte della città ma non riesce a raggiungerla. Ci sono difficoltà nelle comunicazioni, e non sappiamo se tra i morti ci sono parenti o conoscenti. Speriamo di non essere ritornati al clima della guerra civile che ho vissuto prima di lasciare il mio paese. Sarebbe davvero un salto nel buio.


 


[ Antonio Mattone ]