Dagli orrori libici all'ateneo italiano

Dulcis in fundo

Abdu ieri ha compiuto 25 anni. Studiava Chimica all'Università della Pace in Sudan. Quel nome sembra uno scherzo: sul suo corpo sono incise le torture delle carceri di Khartum. Il giovane andava punito perché aderiva a un gruppo politico che difendeva il Darfur, la regione di un conflitto dimenticato ma non finito. In modo rocambolesco, Abdu è riuscito a scappare, salvando la vita ma interrompendo gli studi.
Quindi la Libia, altro luogo di «inimmaginabili orrori», come hanno denunciato le Nazioni Unite, e il viaggio in mare. Nel giugno 2017 è salvato da una barca italiana. Le 25 candeline le ha spente nella residenza studentesca di Vercelli, chino a studiare per la sessione di esame di gennaio. Da ottobre è immatricolato all'Università del Piemonte Orientale. «Molto difficile - dice - ma un sogno ricomincia». In Sudan gli mancava solo l'ultimo anno per laurearsi.
Abdu detiene un record: insieme a uno studente a Ferrara, è il profugo sbarcato in Italia (quindi non giunto con programmi ad hoc) che nel più breve tempo si è iscritto all'università. «Mi ha aiutato la Comunità di 
Sant`Egidio - dice - che ho conosciuto a Milano: dormivo in un giardino, mi ha accolto al Memoriale della Shoah e da allora non mi ha più abbandonato. È diventata la mia famiglia europea».


[ Stefano Pasta ]