Migranti in Campania. L'invasione che non c'è

I principali esponenti del nuovo meridionalismo erano soliti ripetere che le questioni si affrontano solo se esaminate con numeri affidabili. Perché altrimenti si va incontro a mistificazioni della realtà.

Un insegnamento di grande attualità se si guarda al tema dell'immigrazione. Secondo l'Istituto Cattaneo gli italiani sono convinti che nel Paese è presente il 25% di immigrati non appartenenti all'Unione Europea, quando il dato vero è il 7%. Nessun altro Paese europeo ha una percezione tanto erronea della condizione migratoria. In questi giorni è stato pubblicato il Rapporto Idos, che ogni anno assicura la visione d'insieme tra le più attendibili sul fenomeno migratorio in Italia. Tra i vari paragrafi che costituiscono il volume, il più significativo si intitola: «L'invasione che non c'è». In effetti, guardando ai dati si nota che da cinque anni il numero degli immigrati in Italia è stabile, intorno ai 5 milioni, e l'incidenza in rapporto alla popolazione italiana aumenta di pochissimi decimali ogni anno.
I dati relativi alla Campania si discostano solo leggermente: a fine 2017 sono 258.524 stranieri, il 5% del totale in Italia e incidono sulla popolazione regionale per il 4,4%. Se vi è un incremento rispetto all'anno precedente di 14.830 stranieri, in termini percentuali la situazione è nel complesso stabile. In linea con il passato la provincia di Napoli mostra la maggiore capacità di attrazione con 131.757 stranieri, più del 50% del totale dei residenti in Campania. Altro aspetto di continuità è la provenienza: il 48,1% degli stranieri è di origine europea (di cui il 25,3% comunitario), il 25,2% è asiatico, il 22,6% africano e solo il 4,1% è originario da un Paese del continente americano. Pertanto la capacità di incidere dei profughi è modesta.
Va però considerato che in tempi recenti sono aumentati i permessi di soggiorno rilasciati per asilo e motivi umanitari, con un picco nella provincia di Benevento, che per il 2017 costituiscono l'87,7% del totale. Si tratta di un'apparente contraddizione. Infatti molti ragazzi africani, dopo avere ottenuto il permesso, si trasferiscono in altre regioni d'Italia o in Europa alla ricerca di un'occupazione stabile.
Si va dunque delineando in Campania una doppia tipologia della presenza immigrata: la prima è costituita da un gruppo maggioritario da anni stabilizzatosi e adattatosi al mercato del lavoro regionale, di cui ne è prova il tasso di occupazione, che si aggira attorno al 57%, dato decisamente più elevato rispetto al 41% dei campani. Sono occupazioni essenziali, svolte in generale con scrupolo e dedizione.
La seconda tipologia - una quota nettamente minoritaria - è costituita da giovani profughi arrivati da pochi anni, che ricevuto il permesso di soggiorno si caratterizzano per un'elevata mobilità alla ricerca di occupazioni migliori. Aspetto che li rende simili ai giovani campani. In entrambe le tipologie è pressante l'esigenza di apprendere la lingua italiana, come pure affiora una domanda culturale di più ampia portata. Ne è prova il corso di formazione per mediatori europei per l'intercultura e la coesione sociale, frutto di un accordo fra il Dipartimento di Scienze Politiche della Federico II e la Comunità di sant'Egidio. Circa 50 studenti, in larga parte immigrati, riceveranno giovedì 8 novembre nell'aula magna dell'ateneo federiciano il titolo di mediatore dal Rettore prof. Gaetano Manfredi.
Solo attraverso una strategia di ampio respiro - in grado di coinvolgere a pieno titolo le scuole e le università (con offerte didattiche più flessibili) - si possono intraprendere lungimiranti percorsi di integrazione con l'obiettivo di vivere insieme senza discriminazioni.


[ Francesco Dandolo ]