Ismail, il rifugiato "I politici ci trattino da essere umani non come merce"

Abdelrazeg Abbas Ismail Mohamed è arrivato in Italia dal Darfur, dopo due anni di viaggio, tra carcere, torture, fughe e nuovi arresti. All'Elfo parla come volontario di Sant'Egidio, la comunità che l'ha accolto, al Memoriale della Shoah.
Le hanno riconosciuto l'asilo politico. Non è frequente, oggi il 70 per cento delle domande viene scartato.
«La mia vicenda parla da sola».
Perché è venuto proprio a Milano?
«Sono sbarcato nel luglio 2017 a Catania, mi sono spostato a Milano. Non avendo un postó dove stare, sono rimasto alcuni giorni alla stazione Centrale, dove ho incontrato una signora che mi ha portato al Memoriale della Shoah. Ci sono rimasto due mesi».
E lì ha cominciato a fare il volontario?
«Volevo aiutare gli altri. Tutto questo stare assieme agli altri volontari mi aiuta a non sentirmi un peso, ma parte di un Paese nuovo. Cittadino».
Come si è trovato qui?
«Mi piace la città, ho tanti amici qui, mi sono sentito a casa, per strada sono stato poco. Quando mi hanno dato l'asilo, ho subito pensato a tornare a studiare, ho interrotto l'università ma mi mancava poco alla laurea».
Cosa ha pensato del futuro quando è arrivato in Sicilia?
«Quando sono sceso a terra, ho pianto dalla felicità. Io adesso qui mi sento a casa, voglio solo studiare, voglio laurearmi. La mia vita è cambiata totalmente, ho molta forza di volontà, ma ho certo ancora bisogno di molto aiuto, anche di parole buone, di comprensione».
Dicono che ci sarà una stretta sui permessi ai richiedenti asilo. Un giorno potrebbero rimandarla a casa.
«È una cosa grave. lo sono disposto a fare la mia parte, per quelli più fragili di me. Spero che ci trattino come esseri umani, non come merce da rispedire al mittente».