«Francesco desidera venire in Sud Sudan»

L’organismo ecumenico a Roma per consultazioni confidenziali con la Comunità di Sant’Egidio. Già l’anno scorso il Pontefice aveva auspicato una visita

L’annuncio del Consiglio delle Chiese dopo l’incontro con il Papa: ci è vicino. «Il Papa ci ha ricevuto e ha pregato con noi. Ha anche espresso il desiderio di essere vicino al nostro popolo e di venire nel nostro Paese». Lo ha riferito don James Oyet Latansio, segretario del South Sudan Council of Churches (Sscc), dopo che Francesco li ha ricevuti ieri mattina in udienza in Vaticano.
Come è noto il Pontefice già lo scorso anno aveva annunciato il suo desiderio di recarsi in Sud Sudan insieme al primate anglicano Justin Welby. Con l’obiettivo di aiutare l’avvio di un processo di pace. Ma la mancanza di sicurezza nel Paese africano, che vive una delle più gravi crisi politiche, sociali ed economiche del mondo, ed è dilaniato dai combattimenti, non ha finora consentito questo progetto.
Il Consiglio delle Chiese del Sud Sudan, che rappresenta le confessioni cristiane del giovane Stato, si è riunito a Roma per consultazioni confidenziali con la Comunità di Sant’Egidio. Con lo scopo di riflettere e programmare azioni comuni a favore della pace e del dialogo in un Paese messo in ginocchio da una guerra che dura dal 2013, con 7 milioni di persone che hanno urgente bisogno di assistenza umanitaria. E a queste si aggiungono i due milioni di sud-sudanesi che sono rifugiati nei Paesi vicini per sfuggire ai conflitti.
«La sicurezza non è garantita al cento per cento - ha spiegato il segretario del Sscc in una conferenza stampa tenuta dopo l’udienza nella sede di Sant’Egidio a Trastevere - ma il Papa va dove vuole. È stato in Centrafrica, è stato in Myanmar. Noi ci mettiamo il cuore». «Ho a cuore quel Paese, non riesco a trovare riposo fino a quando proseguiranno le sofferenze della gente, vi accompagno con la mia preghiera, vi sarò sempre vicino», sono state queste le parole del Papa riferite nella conferenza stampa. «I nostri leader – ha detto ancora don Oyet, prete cattolico della diocesi di Yei – sono tutti cristiani. Ma che cristiani sono? Vanno a Messa, vanno a pregare, ma per che cosa pregano?». La situazione infatti resta molto difficile e c’era proprio il Sud Sudan in cima ai pensieri di papa Francesco quando ha indetto una giornata di preghiera e digiuno per la pace lo scorso 23 febbraio.
«Ringraziamo la Comunità – ha detto poi a Sant’Egidio il segretario del Sscc – per averci ospitato e per avere condiviso la nostra consultazione. Abbiamo discusso su come raggiungere la pace per il nostro popolo, su come arrivare alla fine di una guerra di fratelli contro fratelli che è costata troppo dolore e povertà e che ha causato, oltre alle vittime, milioni di profughi». Mentre Mauro Garofalo ha assicurato il sostegno di Sant’Egidio al processo di pace «attraverso una stretta collaborazione tra il Consiglio delle Chiese e la Comunità, che permetterà di elaborare nuove iniziative comuni».
La delegazione ricevuta ieri dal Papa comprendeva i vescovi cattolici Paride Tabani (emerito di Torit in rappresentanza dell’arcivescovo di Juba, Paolino Ludoko Loro) e John Baptist Odama (arcivescovo di Gulu in Uganda), nonché rappresentanti delle comunità presbiteriane, pentecostali e anglicane.
In una nota stampa la Comunità di Sant’Egidio ricorda che negli ultimi mesi il Consiglio delle Chiese del Sud Sudan ha promosso una iniziativa di pace a sostegno dell’High Level Revitalization Forum, il negoziato riconosciuto dall’Organizzazione regionale del Corno d’Africa (Igad) e gestito da Regno Unito, Norvegia e altri paesi. Il Consiglio ha rivolto un appello ai partecipanti al negoziato, in cui ha invitato i leader politici del Sud Sudan a mettere da parte le ostilità e le divergenze in nome della pace e nell’interesse del popolo sud sudanese.


[ GIANNI CARDINALE ]