Le religioni ricreano il "clima" dall'Indonesia al Pakistan

Nel forum 19 le religioni dialogano per la pace

 

 

 «Il dialogo tra le religioni non deve essere fatto da monologhi affiancati, ma da azioni di pace per trovare soluzioni condivise ai problemi». Lo ha affermato Din Syamsuddin, il presidente del Centro per il dialogo e la Cooperazione tra le Civiltà dell’Indonesia: il quarto stato al mondo per popolazione e il più grande paese musulmano per numero di credenti, appena visitato da Papa Francesco. Nel corso del panel dedicato al tema “Le religioni in dialogo per la pace” durante l’incontro interreligioso “Imaginer la paix” organizzato da Sant’Egidio a Parigi, Syamsuddin – che è stato presidente della Muhammadiyah, importante organizzazione islamica indonesiana – ha ricordato come i leader religiosi di fede cattolica, buddista, confuciana, induista, musulmana, protestante, nonché un leader dell'Alleanza dei popoli indigeni dell'arcipelago, si sono impegnati a proteggere le foreste pluviali dell’Indonesia, lanciando l'Iniziativa interreligiosa indonesiana per le Foreste Pluviali.
Muhammad Abdul Khabir Azad, Grande imam della Moschea Reale di Lahore, la più grande e importante del Punjab, in Pakistan, ha portato l’esperienza di amicizia tra comunità religiose in una terra che ospita religioni e culture diverse, ma è attraversata da tensioni violente. In occasione di violenze sui cristiani di Jaranwala – località nel Punjab dove case e chiese sono state date alle fiamme l’anno scorso, a causa di presunte accuse di blasfemia a carico di due cristiani – alcuni leader musulmani hanno teso la mano in segno si solidarietà e hanno alzato la voce per rifiutare l’estremismo. «È stato un episodio buio – ha raccontato Khabir Azad – ma anche in questi momenti dolorosi, abbiamo visto il potere del dialogo, della compassione e dell'unità. Diverse moschee hanno aperto le loro porte per dare rifugio a coloro le cui case erano state bruciate e molti leader e comunità musulmane hanno condannato la violenza e si sono fatti avanti per sostenere le famiglie cristiane colpite, sottolineando che l'Islam non sostiene la violenza, ma la condanna con fermezza. Anche io ho organizzato una conferenza di condanna con i leader religiosi e ho visitato Jaranwala il secondo giorno».