"Non ci dobbiamo rassegnare alla guerra, non dobbiamo rinunciare alla pace". Meditazione di Andrea Riccardi su Isaia 55,1-12

 A tre mesi dall'inizio della guerra in Ucraina, la meditazione di Andrea Riccardi su Isaia 55, 1,12

Cari fratelli e sorelle,
la Parola di Dio disegna innanzi a noi una visione di pace, come in tanti passi del Deuteroisaia e noi ne abbiamo ascoltato la fine. Ascoltiamo questa parola come consolazione questa sera, insieme a una delegazione dl Consiglio Ecumenico delle Chiese, che saluto con simpatia, e a un gruppo di pastori evangelici tedeschi.
Il profeta apre una visione, ma è troppo grande in questo presente triste e bloccato. Infatti, proprio oggi si compie il terzo mese della guerra in Ucraina, iniziata con l’invasione russa, quando la vita di quel paese è stata sconvolta dalla violenza. Tre mesi sono tanti, troppi subiscono una violenza quotidiana.
Ma, forse, non ci siamo abituati alla guerra ormai? Già prima l’opinione generale aveva dimesso, e da anni, quasi tutti i discorsi sulla pace mentre riabilitava la guerra strumento di soluzione dei conflitti e affermazione di interessi. Abbiamo lasciato crescere qua e là il fuoco della guerra nel mondo, come in Siria dove ci siamo voltati dall’altra parte. E i signori della guerra hanno affermato con prepotenza le loro logiche e hanno esibito la forza dei loro armamenti.
Bisogna rassegnarsi a questo? La Parola di Dio è luce ai nostri passi e rivela come i miei pensieri non sono i vostri pensieri, le mie vie non sono le vostre vie. E insiste: Quanto il cielo sovrasta sulla terra, tanto le mie vie sovrastano le vostre vie.
No. Bisogna pensare altrimenti; no, bisogna camminare in altro senso. Perché la via della guerra è stata quella dell’esilio di troppi ucraini, spesso donne forti con figli e anziani. E’ una via per un popolo che ben conosce il soffrire. Infatti, lo ricordo, nel ‘900 gli ucraini hanno vissuto una storia marchiata dal dolore della guerra civile, dell’olocausto della fame, holodomor, della guerra tedesca all’Unione Sovietica e della repressione sovietica. Troppe sofferenze anche per un popolo che ben conosce il soffrire.
E il profeta ammonisce: L’empio abbandoni la sua via, l’uomo iniquo i suoi pensieri. E così il Signore dice: Basta! Basta! Come Gesù quando gli portarono due spade. Basta! Basta! E’ troppo! Basta delle giustificazioni politiche, religiose di una guerra che giustificazioni non ha.
Perché spendete il denaro per ciò che non è pane, il vostro patrimonio per ciò che non sazia? Perché tanto denaro per le armi, per uccidere, per distruggere le città e la campagna? Non è pane, anzi fa mancare il pane sempre di più ai popoli del mondo. E un patrimonio di risorse e di umanità va sprecato per ciò che non sazia.
Il profeta invita un popolo di assetati e di affamati ad andare e a comprare senza denaro acqua, vino, latte. E quando leggo questa parola penso anche a quanti, disarmati, sono stati colpiti nelle lunghe file per acquistare o ricevere cibo in Ucraina.
Nonostante tante tristezze e nonostante una rassegnazione pessimista la Parola di Dio ci prospetta un sogno. Non ci dobbiamo rassegnare alla guerra, non dobbiamo rinunciare alla pace. E poi, cari amici, è facile rinunciare alla pace quando la guerra è la guerra degli altri.
No, la storia non è un caos in cui le donne, gli uomini, i popoli sono abbandonati, ma tuttavia ogni giorno la logica di guerra sembra granitica, destinata a durare mesi, forse anni. Ma il profeta mostra che un sogno di pace può realizzarsi, perché il Signore è vicino.
Ascoltate e voi vivrete. E ancora: Cercate il Signore mentre si fa trovare, invocatelo mentre è vicino. Ascoltare il Signore, fratelli, è accogliere la sua visione di pace; cercare il Signore che si fa trovare è cercare la sua pace che non è perduta per sempre.
Noi lo preghiamo per la pace, mescolando le nostre invocazioni ai lamenti degli ucraini, perché lui è vicino. Non abbiamo mai smesso in questi tre mesi, ogni giorno, di pregare per la pace in Ucraina, con fede e insistenza e continuiamo a farlo.
Il Signore non abbandona gli ucraini alla guerra, la Russia alla logica della guerra e con russi e ucraini non abbandona tutti noi. La parola di Dio uscita dalla mia bocca – qui è il Signore che parla – non ritornerà a m senza effetto, senza aver operato ciò che desidero, senza avere compiuto ciò per cui l’ho mandata.
Non torna senza frutto e il profeta Geremia rivela il pensiero di Dio: pensieri di pace e non di male, per darvi un avvenire e una speranza. Questo è il pensiero di Dio e questo ci consola tutti.
Preghiamo allora che si realizzi presto per le ucraine e gli ucraini la profezia del secondo Isaia: Voi dunque partirete con gioia, voi sarete condotti in pace. Si, in pace, ma presto tutti siano ricondotti nelle proprie case. Noi preghiamo per questo e chiediamo con forza che finisca la guerra.

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