Preghiera del Mercoledì Santo. Meditazione di Marco Impagliazzo sul Vangelo della Lavanda dei piedi (Gv 13,1-15)

13 aprile 2022
Santa Maria in Trastevere
Mercoledì Santo


Meditazione di Marco Impagliazzo sul Vangelo di Giovanni (Gv 13,1-17)
1Prima della festa di Pasqua, Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla fine. 2Durante la cena, quando il diavolo aveva già messo in cuore a Giuda, figlio di Simone Iscariota, di tradirlo, 3Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, 4si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita. 5Poi versò dell'acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l'asciugamano di cui si era cinto. 6Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: "Signore, tu lavi i piedi a me?". 7Rispose Gesù: "Quello che io faccio, tu ora non lo capisci; lo capirai dopo". 8Gli disse Pietro: "Tu non mi laverai i piedi in eterno!". Gli rispose Gesù: "Se non ti laverò, non avrai parte con me". 9Gli disse Simon Pietro: "Signore, non solo i miei piedi, ma anche le mani e il capo!". 10Soggiunse Gesù: "Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto puro; e voi siete puri, ma non tutti". 11Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: "Non tutti siete puri".
12Quando ebbe lavato loro i piedi, riprese le sue vesti, sedette di nuovo e disse loro: "Capite quello che ho fatto per voi? 13Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene, perché lo sono. 14Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. 15Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi. 16In verità, in verità io vi dico: un servo non è più grande del suo padrone, né un inviato è più grande di chi lo ha mandato. 17Sapendo queste cose, siete beati se le mettete in pratica.


Sorelle e fratelli,
è l’ultima sera della vita di Gesù. A cena inoltrata Gesù si alza da tavola, depone le vesti e si cinge i fianchi con un asciugatoio, poi prende un bacile con dell’acqua, si dirige verso ognuno dei dodici, si inginocchia davanti a loro e gli lava i piedi. E fa così con ogni discepolo, anche con Giuda che sta per tradirlo. Pietro, appena vede avvicinarsi Gesù, reagisce: “Signore, tu lavi i piedi a me?”.
Ma come il Maestro lava i piedi al discepolo? È un gesto che non si capisce con la logica normale di questo mondo. E Pietro preso ancora tanto da questa logica non capisce, vuole rifiutare il gesto affettuoso di Gesù che però aveva prima spiegato: “Chi è più grande, chi sta a tavola o chi serve? Non è forse colui che sta a tavola? Eppure io sto in mezzo a voi come uno che serve”. Ma com’è difficile capire un amore che si fa servizio! E possiamo dire in questa Pasqua come è difficile disarmare il cuore, lasciare che l’amore lo tocchi.
Il Vangelo della lavanda piedi esorta i discepoli a chinarsi e a lavarsi i piedi gli uni gli altri. È un comando nuovo. Anche per noi. Lo abbiamo sentito varie volte. Ma oggi è nuovo. Sì, davvero è nuovo. Mentre gli uomini si combattono e fanno la guerra, Gesù lava i piedi ai discepoli: quale abisso!
Gesù è il nostro Maestro e vogliamo seguirlo con maggiore attenzione mentre i tempi che viviamo ci parlano del dolore della guerra, della divisione. Quanto c’è bisogno di gesti come quello di Gesù!
Oggi a causa delle restrizioni dovute alla pandemia non possiamo ripetere direttamente questo gesto, come siamo soliti fare nella Comunità. Ma lo accogliamo come una indicazione della via da seguire: lavarci i piedi gli uni gli altri, cioè amarci con più forza e perseveranza e lavare i piedi a quelli che se li sono sporcati nella via dolorosa del mondo.
Il Signore ci insegna come vivere e da dove iniziare a vivere: la vita vera non è quella di stare diritti nel proprio orgoglio; la vita secondo il Vangelo è piegarsi verso i fratelli e le sorelle, iniziando dai più deboli. Tutti, infatti, abbiamo bisogno di amicizia, di affetto, di comprensione, di accoglienza, di aiuto, di ascolto.  Tutti abbiamo bisogno di qualcuno che si chini verso di noi, come anche noi di chinarci verso i fratelli e le sorelle. Chinarmi verso il fratello e la sorella mi disarma. Chinarmi disarma l’altro. Lavare i piedi non soltanto è un gesto: è un modo di vivere di ogni giorno.
Sì, sorelle e fratelli, dobbiamo imparare a vivere preoccupati degli altri, chinati sulle loro domande, avendo compassione di tutti, soprattutto dei più deboli. Gesù ci insegna questa sera a preoccuparci persino del corpo degli altri, mentre lava i piedi dei suoi discepoli. È un’attenzione e una premura per quella parte del corpo che più ha sopportato la fatica del cammino.
Quando si cammina, cioè quando si vive, si ha bisogno di un’attenzione anche concreta alla persona, al suo corpo. Non facciamo lo stesso con tanta gente che vive per strada, con tanti anziani che sono soli e abbandonati, con chi non ha un posto per curare il proprio corpo? Con chi è malato? Non lo facciamo anche con il corpo di tante persone rese fragili dalla sofferenza?
Gesù mentre lava i piedi ai suoi discepoli ci indica un modo di vivere: è molto umano questo gesto, è l’inizio di un rapporto profondo, è un amore che vince la tentazione di parole facili, superficiali e che si fa concreto, vero, attento alle necessità dell’altro.
Beati noi se sceglieremo questo gesto come modo di essere ogni giorno! Beati noi perché impareremo a essere umani, impareremo la grandezza dell’amore vicendevole. Amare ed essere amati. Come quella sera nel cenacolo.
Gesù desidera che questo segno sia compreso bene dai discepoli. Davanti alle perplessità di Pietro dice qualcosa di importante: “Se non ti laverò, non avrai parte con me”. Che significa? Se Pietro non capisce questo segno si esclude da ogni comunicazione con lui, si esclude dal partecipare all’opera di Gesù. Cioè per il Signore questo segno è centrale per essere discepoli, per chi lo vuole seguire. La lavanda dei piedi mostra cos’è l’amore tra fratelli, ma soprattutto spiega con grande evidenza che servire è amare. È la rivelazione del cuore stesso della Comunità. Servire è amare, come amare è servire. Se vuoi essere felice – sembra dirci Gesù –ama, cioè servi gli altri. Se vuoi essere felice disarmati, perditi nell’amore.
È un comando che ci trova ancora troppo distanti, prudenti, dimentichi. Questa sera vogliamo chiedere perdono al Signore perché lungo quest’anno ci siamo ancora troppo sottratti a mettere in pratica la sua parola che ci chiede di lavarci i piedi gli uni gli altri. Quanta distanza e distrazione verso i fratelli! Quanta lontananza dai poveri! Quante attenzione eccessiva a noi stessi, quanto orgoglio, pretese, rivendicazioni per noi, mentre nel cammino della vita incontriamo o sentiamo parlare di tante sofferenze, dolori, angosce! Chiediamo perdono per il poco amore, la poca attenzione agli altri, per la poca cura degli altri.
Ascoltando il vangelo della lavanda dei piedi questa sera ci impegniamo a fare del gesto di Gesù un modo di vivere, di stare con gli altri, ma anche di presentarci al mondo. Amiamoci gli uni gli altri fino in fondo e soprattutto amiamo Gesù con tutto il cuore, con tutta la mente, con tutta l’anima. Amiamo i suoi gesti, che ci insegnano a essere umani, amiamo il suo corpo sofferente e flagellato in questi giorni di passione, stiamo vicini alla sua sofferenza, alla sua angoscia e al suo dolore.
Terminata la cena, Gesù si incammina verso l’orto degli ulivi. Da questo momento non solo si inginocchia sino ai piedi dei discepoli, scende ancora più in basso, se è possibile, per dimostrare che gli vuole bene. Nell’orto degli ulivi si inginocchia ancora, anzi si stende a terra e suda sangue, per il dolore e l’angoscia. Lasciamoci coinvolgere, in questi giorni da quest’uomo che ci ama di un amore mai visto sulla terra. Se il cuore è disarmato, ci diceva Andrea, l’amore penetra nelle fibre della vita.
Che il gesto di Gesù ci disarmi e ci renda parte dell’esercito dei disarmati.


Signore, ci rivolgiamo a te in questo giorno in cui facciamo memoria della tua grande misericordia, quando ti sei messo a lavare i piedi ai tuoi discepoli, perché tu ascolti la nostra preghiera in modo tutto particolare.
Ti chiediamo perdono perché abbiamo dubitato del tuo amore senza limiti e troppo poco abbiamo amato come tu hai amato.
Kyrie Eleison
Ti chiediamo perdono perché poco ci siamo amati alla luce del tuo Vangelo e nel tuo spirito di misericordia.
Kyrie Eleison
Ti chiediamo perdono perché abbiamo sperperato il grande dono della pace e troppo debolmente abbiamo lottato contro l’odio che porta alla guerra.
Kyrie Eleison
Ti chiediamo perdono per la nostra poca fede, perché poco abbiamo resistito al male e troppo poco ci siamo affidati alla forza del tuo Vangelo. Non abbiamo creduto che la fede potesse spostare le montagne di inimicizia e di violenza che accrescono la sofferenza di tanti.
Kyrie Eleison
Ti chiediamo perdono per la timidezza e la paura nel comunicare il Vangelo della pace alle folle che lo attendono, perché ancora tante donne e uomini sono senza la consolazione del tuo amore e la buona notizia della tua parola.
Kyrie Eleison
Ti chiediamo perdono perché tanti poveri sono rimasti senza aiuto e sostegno. Sono andati via a mani vuote nel bisogno, nella fame e nel dolore.
Kyrie Eleison
Ti chiediamo perdono perché ancora l’Africa e i suoi figli sono troppo lontani dal nostro mondo. Aiutaci a costruire un ponte di amore.
Kyrie Eleison
Ti chiediamo perdono per i più grandi della Comunità, quando sono invecchiati senza rigenerarsi nella tua misericordia e hanno dato poco esempio di amore e gratuità.
Kyrie Eleison
Ti chiediamo perdono per l’avarizia del nostro cuore e delle nostre mani, quando non abbiamo fatto del nostro benessere e della nostra ricchezza un’occasione per arricchire gli altri.
Kyrie Eleison
Ti chiediamo perdono per aver vissuto in maniera orgogliosa, dimentica, arrogante e ti chiediamo di poter accogliere più in profondità il tuo Vangelo.
Kyrie Eleison
Ti chiediamo perdono per quando ti abbiamo tradito e non abbiamo pianto come Pietro, ma ci siamo difesi innanzi a te.
Kyrie Eleison
Ti chiediamo perdono per i più giovani, per quando hanno considerato maggiore ricchezza la loro forza che non il seme della tua parola ed hanno disperso i doni ricevuti.
Kyrie Eleison
Ti chiediamo perdono per tutte le nostre Comunità, per i più deboli e per i più ricchi, per i laboriosi e i meno laboriosi, perché tutti possiamo con spirito rinnovato servire il tuo Vangelo.
Kyrie Eleison
Ti chiediamo perdono perché ti abbiamo lasciato solo mentre soffrivi, mentre ancora oggi soffri in tanti angoli del mondo e ti chiediamo di essere compagni del tuo passaggio in mezzo agli uomini dalla morte alla vita.
Kyrie Eleison
 

 

La preghiera con la Comunità di Sant’Egidio è trasmessa in live streaming su sito, Facebook e YouTube

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