Preghiera del Martedì Santo. Meditazione di Andrea Riccardi sul Vangelo di Luca 22,32-46

Preghiera del Martedì Santo. Meditazione di Andrea Riccardi sul Vangelo di Luca 22,32-46

Uscito se ne andò, come al solito, al monte degli Ulivi; anche i discepoli lo seguirono. Giunto sul luogo, disse loro: «Pregate, per non entrare in tentazione». Poi si allontanò da loro quasi un tiro di sasso e, inginocchiatosi, pregava: «Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà». Gli apparve allora un angelo dal cielo a confortarlo. In preda all'angoscia, pregava più intensamente; e il suo sudore diventò come gocce di sangue che cadevano a terra. Poi, rialzatosi dalla preghiera, andò dai discepoli e li trovò che dormivano per la tristezza. E disse loro: «Perché dormite? Alzatevi e pregate, per non entrare in tentazione».

In questo martedì della Settimana Santa il Vangelo della passione ci parla della preghiera. Perché questo, quello che abbiamo ascoltato, è un Vangelo sulla preghiera, collocato in un momento drammatico della vita di Gesù e della sua comunità, proprio quando il maestro sta per essere arrestato.
Andarono nel solito luogo dove passavano la notte, l’orto degli Ulivi, in fondo come poveri accampati alle mura della città. Gesù era consapevole che il momento era grave. “Pregate per non cadere in tentazione” disse rivolto ai discepoli. E la tentazione, nei momenti di pericolo e sempre, la tentazione è pensare a sé, concentrarsi su di sé.
Poi Gesù pregava e rialzatosi andò dai discepoli e li trovò addormentati. Dormivano per la tristezza, cioè concentrati sulla loro tristezza. Avevano preferito mettere la barriera dl sonno con la realtà, e il maestro chiede loro: Ma perché dormite? Forse non è una domanda rivolta solo ai discepoli di allora, ma è rivolta anche a noi oggi: perché dormite? Perché dormiamo? perché l’umanità dorme?
Questo non è solo passare facilmente dalla preghiera al sonno. Il sonno è un atteggiamento di distacco, apatico, insensibile rispetto ala realtà. I discepoli non stanno nemmeno vicino a Gesù che visibilmente soffre, visibilmente, tanto che il suo sudore diventò come gocce di sangue che cadevano a terra. Loro stessi, vedendolo o ascoltandolo, avrebbero potuto accorgersi che aveva bisogno di vicinanza e di conforto, ma dormivano e il sonno giustifica la lontananza.
Gesù non aveva chiesto di essere assistito, almeno nel Vangelo di Luca, ma solo di pregare. Ma c’è uno stretto legame tra la preghiera e la vicinanza attenta e sensibile agi altri. Chi prega è sensibile al bisogno altrui, chi è sensibile al bisogno altrui è spinto alla preghiera non fosse che per chiedere aiuto al Signore proprio a causa dei bisogni che incontra. Donne e uomini addormentati nella preghiera o spenti dell’interiorità, si aggirano tra la gente senza vederla, come sonnambuli ripiegati su di sé.
Matteo sottolinea la debolezza dei discepoli e la loro insensibilità verso Gesù descrivendo il suo arresto: Allora tutti i discepoli, abbandonatolo, fuggirono. Una frase breve ma drammatica.
Erano caduti nella tentazione e ognuno si era messo a seguire se stesso, dimenticandosi di Gesù e della loro fraternità. E Gesù, avendoli trovati dormire per la tristezza, ancora una volta aveva detto loro: Alzatevi e pregate per non entrare in tentazione.
Il Vangelo ripete queste parole anche a noi: alzarsi e pregarlo vuol dire porsi svegli, in piedi, dinanzi a lui, come si è, come si sa fare, con tutta la propria debolezza e inespressività. E’ il rifiuto del sonno che ci fa ripiegare su di noi.
Per questo tante volte nelle Scritture noi troviamo l’esortazione: vigilate! Ma noi non sappiamo pregare, spesso è una realtà e nel Vangelo vediamo Gesù che insegna a pregare. Ma in questo Vangelo non solo Gesù insegna o esorta, è Gesù che prega, tanto che alcune sue parole colte da testimoni ci sono trasmesse: Padre, se vuoi, allontana da me questo calice, tuttavia non sia fatta la mia ma la tua volontà.
L’angelo, nelle Scritture, è colui che comunica la parola di Dio, così avviene a Maria all’inizio della sua storia. La parola di Dio portata dall’angelo conforta Gesù nella sua grande angoscia. La preghiera ha un legame strettissimo con la Parola di Dio, la preghiera è consolazione e invocazione allo stesso tempo e nella preghiera la Parola diventa consolazione del cuore, mentre apre la mente a comprendere quello che non si comprende.
In modo unico, come fosse una reliquia evangelica, abbiamo qui le parole della preghiera di Gesù nella passione, preziose in questo tempo speciale verso la croce e la resurrezione. Parole che ci chiamano a stare con Gesù, che ci aiutano a vivere questo tempo concentrati sul Signore e sul Vangelo, non addormentati su noi stessi o in fuga.
Dice Gesù nel Vangelo di Giovanni: Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quel che volete e vi sarà dato. Si, vicini al Signore nella preghiera e nella passione, anzi, come dice Giovanni, rimanendo in lui e facendo rimanere in noi le sue parole, chiediamo quel che vogliamo e ci sarà dato.
Preghiamo per non cadere in tentazione ma per essere protetti, per essere nella gioia di chi confida nel Signore. Amen.
 

 

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