Preghiera del Lunedì Santo. Meditazione di don Marco Gnavi sul Vangelo di Giovanni (Gv 12, 1-12)

Meditazione di don Marco Gnavi sul Vangelo di Giovanni 12, 1-11

Sei giorni prima della Pasqua, Gesù andò a Betània, dove si trovava Lazzaro, che egli aveva risuscitato dai morti. E qui gli fecero una cena: Marta serviva e Lazzaro era uno dei commensali. Maria allora, presa una libbra di olio profumato di vero nardo, assai prezioso, cosparse i piedi di Gesù e li asciugò con i suoi capelli, e tutta la casa si riempì del profumo dell'unguento. Allora Giuda Iscariota, uno dei suoi discepoli, che doveva poi tradirlo, disse: «Perché quest'olio profumato non si è venduto per trecento denari per poi darli ai poveri?». Questo egli disse non perché gl'importasse dei poveri, ma perché era ladro e, siccome teneva la cassa, prendeva quello che vi mettevano dentro. Gesù allora disse: «Lasciala fare, perché lo conservi per il giorno della mia sepoltura. I poveri infatti li avete sempre con voi, ma non sempre avete me».
Intanto la gran folla di Giudei venne a sapere che Gesù si trovava là, e accorse non solo per Gesù, ma anche per vedere Lazzaro che egli aveva risuscitato dai morti. I sommi sacerdoti allora deliberarono di uccidere anche Lazzaro, perché molti Giudei se ne andavano a causa di lui e credevano in Gesù.


Siamo entrati nella Settimana Santa, questa Settimana Santa così eccezionale, e il primo dono che ci offre la Scrittura è questo passaggio del Vangelo di Giovanni, quando a Betania, sei giorni prima della Pasqua, si svolge il banchetto che vuole celebrare la resurrezione di Lazzaro. Il ritorno alla vita di questo amico caro di Gesù aveva scosso profondamente i giudei e anche le sorelle di Lazzaro.
Infatti, sappiamo come dopo quattro giorni nel sepolcro i rabbini insegnavano che il corpo tornava ad essere definitivamente polvere e Dio riprendeva quel soffio di vita che era stato donato all’inizio.
Gesù, quindi, è datore di vita, è portatore del soffio della vita che viene dal Padre e la resurrezione di Lazzaro non è un prodigio ma è la presenza di Gesù in mezzo a loro e a noi, che riesce a portare la vita anche dove la morte si è già affermata. E il vero segno è Gesù stesso, che in questa Settimana Santa siamo invitati ad amare, a scoprire attraverso i Vangeli della passione.
La casa di Betania, dove si svolge la cena, è sospesa fra la gratitudine delle due sorelle e dei giudei per la vita ritrovata di Lazzaro, ma anche è sospesa fra l’invidia di coloro, fra i farisei e i capi dei sacerdoti, che sono inquietati dalla forza della preghiera del Signore che si dice figlio di Dio. Sono inquietati dal suo modo di leggere le Scritture, che si intreccia nella vita e la cambia. Sono inquietati dell’annuncio che lui fa del regno di Dio e della sua grande libertà.
E Gesù vive tutto questo, lo abbiamo scoperto sempre più, da disarmato, consapevole di essere vicino alla sua morte. Ma Gesù, disarmato e consapevole della sua fragilità, resta fra di loro. Sa, infatti, che alla fine sarà riconosciuto per ciò che è, figlio di Dio, anche da chi non lo ha capito, da chi lo ha irriso, da chi era lontano. Ma tutto questo avverrà dopo la croce, addirittura dopo la resurrezione, addirittura dopo la Pentecoste.
Ma qui, nel Vangelo di Giovanni, sei giorni prima della Pasqua, Maria prima di tutti gli altri comprende qualcosa e compie un gesto rivelatore del suo cuore, della sua fede di donna. Inaspettatamente, nel cuore di quella cena, prende trecento grammi di un profumo assai prezioso, il nardo puro - il nardo cresce nel nord dell’India, sopra i 5000 metri di altezza, è un fiore che spande un aroma delicato e che valeva moltissimo – e lo versa sui piedi di Gesù, in un gesto gratuito, che viene criticato, ma che la coinvolge anche nel corpo, tanto da asciugare i piedi del Signore con i suoi capelli.
Non dirà forse il Signore: “dov’è il tuo tesoro lì sarà anche il tuo cuore”? E qui si coglie la differenza drammatica, veramente drammatica, con gli altri discepoli e con Giuda. Dov’era il cuore di questo fra i dodici, detto Iscariota?
Gesù appare troppo disarmato, un maestro troppo debole, un regno senza legioni di militari. Avrebbe potuto chiamare dodici legioni di angeli ma entra a Gerusalemme quasi nudo di fronte al complotto che cresce. E il cuore di Giuda è altrove, non gli sembra possibile che un messia così fragile possa portare la vita nuova, nonostante la resurrezione di Lazzaro.
E poi trecento denari. Ma duecento sarebbero bastati a sfamare la folla a cui Gesù aveva moltiplicato i pani e i pesci. Trenta denari, trenta sicli d’argento erano il prezzo che Giuda pagherà per vendere questo maestro troppo debole. Ma per Maria la vita di Gesù è senza prezzo, vale infinitamente più dello stesso profumo che lei versa sui piedi del suo maestro. Ma Maria coglie il momento. Mentre si stringe il complotto sente subito di dovere fare un gesto di amore, di tenerezza, di venerazione per il Signore che darà la sua vita per noi tutti.
I poveri saranno sempre con noi, saranno la compagnia che ci terrà vicini al Signore, ma non sempre avremo il Signore. Gesù e la pace sono crocifissi, Gesù e la pace possono morire e, allora, è questo il momento, è questa l’ora di compiere il gesto fisico, preciso, gratuito, esagerato, che Maria ci lascia quasi come il Vangelo del triduo, quasi come il Vangelo della Settimana Santa.
Ciascuno può scegliere quale sia il profumo, quale sia il gesto. Sicuramente aprire i Vangeli della passione e sentire che Gesù ci può essere sottratto, come fu sottratto nella notte dell’arresto, ma che nel suo amore lui non abbandona noi. E per questo la vita, per l’umanità sfinita dal dolore, può nascere da un maestro sfinito dalla debolezza ma mai rinunciatario a compiere la volontà di salvezza del Padre, sempre vicino a noi quando noi saremo lontani, vicino a ogni discepolo, a ogni uomo, a ogni donna sofferente.
Così, versando il profumo sui piedi di Gesù, tutta la casa si riempì del suo aroma. Il gesto di ciascuno di noi, con i Vangeli della passione in mano, prossimi a Gesù, anche senza capire tutto ma lasciandolo parlare, riempie di aroma la casa, la Comunità, la Chiesa, i fratelli, le sorelle. L’amore, la resurrezione, la vittoria sulla morte cominciano da questi gesti, perché è il Signore che dà la vita, è il Signore che la offre, è il Signore che la versa nel nostro cuore.
In questi giorni santi si senta ovunque l’aroma dell’amore per Gesù datore di vita. Di lui ha bisogno l’umanità, come il pane, come l’acqua. Ne abbiamo bisogno noi, ne hanno bisogno i fratelli e le sorelle provati dal conflitto, ne hanno bisogno i peccatori e ne ha bisogno anche la nostra fede.
Vorremo poter dire con l’apostolo Paolo, avendo vissuto e vivendo nei prossimi giorni accanto al Signore, come dice nella seconda lettera ai corinti: Siano rese grazie a Dio, il quale ci fa sempre partecipare al suo trionfo in Cristo e diffonde per mezzo nostro il profumo della sua conoscenza nel mondo intero. Noi, infatti, siamo davanti a Dio il profumo di Cristo.
Si possa dire di ogni comunità, di ogni cristiano, di noi, che la conoscenza di Dio in questi tempi si diffonde anche per mezzo nostro e conoscere Dio vuol dire, infine, conoscere la vittoria sulla morte, conoscere la gioia della Pasqua, conoscere la luce, l’alba, di un giorno in pace. E come Maria così anche noi ci mettiamo umilmente ai piedi del Signore, lasciando che il nostro cuore si intenerisca, che il nostro cuore creda, che le nostre mani, i nostri pensieri siano concentrati su di lui, perché un giorno potremo forse amare come lui, amare come Maria e trasmettere a tutti la luce e la forza della sua vita. Amen.
 

 

La preghiera con la Comunità di Sant’Egidio è trasmessa in live streaming su sito, Facebook e YouTube

Seguici su Facebook - Iscriviti al canale YouTube

Su smartphone scarica la App “Preghiera con Sant’Egidio” con i live e i podcast

 
Insieme verso la Pasqua di Resurrezione
Calendario della Settimana Santa 2022 sul web