"Rimetti la spada nel fodero. Si fermino le guerre". Meditazione di Marco Impagliazzo sul Vangelo di Matteo (Mt 26, 47-56)

21 marzo 2022, Basilica di Santa Maria in Trastevere
Preghiera per la pace

Meditazione di Marco Impagliazzo

Matteo 26, 47-56
47Mentre ancora egli parlava, ecco arrivare Giuda, uno dei Dodici, e con lui una grande folla con spade e bastoni, mandata dai capi dei sacerdoti e dagli anziani del popolo. 48Il traditore aveva dato loro un segno, dicendo: "Quello che bacerò, è lui; arrestatelo!". 49Subito si avvicinò a Gesù e disse: "Salve, Rabbì!". E lo baciò. 50E Gesù gli disse: "Amico, per questo sei qui!". Allora si fecero avanti, misero le mani addosso a Gesù e lo arrestarono. 51Ed ecco, uno di quelli che erano con Gesù impugnò la spada, la estrasse e colpì il servo del sommo sacerdote, staccandogli un orecchio. 52Allora Gesù gli disse: "Rimetti la tua spada al suo posto, perché tutti quelli che prendono la spada, di spada moriranno. 53O credi che io non possa pregare il Padre mio, che metterebbe subito a mia disposizione più di dodici legioni di angeli? 54Ma allora come si compirebbero le Scritture, secondo le quali così deve avvenire?". 55In quello stesso momento Gesù disse alla folla: "Come se fossi un ladro siete venuti a prendermi con spade e bastoni. Ogni giorno sedevo nel tempio a insegnare, e non mi avete arrestato. 56Ma tutto questo è avvenuto perché si compissero le Scritture dei profeti". Allora tutti i discepoli lo abbandonarono e fuggirono.


Care sorelle e fratelli,
siamo qui riuniti questa sera per pregare per la pace e vorrei salutare con affetto e amicizia il cardinale José Tolentino che accompagna questa preghiera.
Questa settimana ci fermeremo per fare memoria dei nuovi martiri della fede, nel giorno anniversario del barbaro assassinio di monsignor Romero, arcivescovo di San Salvador e santo della Chiesa universale. Monsignor Romero fu ucciso dalla violenza che avvolgeva il suo piccolo paese, mentre tentava con tutte le forze di dare la sua testimonianza di discepolo del Vangelo della pace.
Quante volte abbiamo detto che il sangue, come quello dei martiri del XX e del XXI secolo, non deve essere sparso invano. Un cristiano di fronte alla violenza ha solo le armi della parola, della preghiera e dell’amore. Da violenza nasce violenza e misuriamo anche in questi giorni come sia difficile, in questa spirale di violenza che produce violenza testimoniare la pace.
Mai come in questi giorni, giorni di sconvolgimento e di turbamento per la guerra che sta devastando l’Ucraina, capiamo bene l’insegnamento del Vangelo che abbiamo ascoltato. Rimetti la spada al suo posto, perché tutti quelli che prendono la spada di spada moriranno. Sono le parole di Gesù mentre, vittima innocente, sta per essere arrestato con violenza.
Avrebbe potuto reagire con la forza ma parlò dicendo questa semplice frase: Siete usciti come contro un brigante con spade e bastoni per catturarmi. Ogni giorno stavo seduto nel tempio ad insegnare e non mi avete catturato. Avrebbe avuto diritto a una difesa almeno di un compagno, ma tutti erano fuggiti.
Così, sentiamo con forza la parola che Gesù rivolge a quel suo compagno che estrasse la spada e colpì il servo del sommo sacerdote per difenderlo: rimetti quella spada nel fodero. Che si rimetta la spada nel fodero, è la parola che risuona questa sera in questa preghiera, mentre sentiamo il crepitio delle armi, mentre vediamo le distruzioni, l’uccisione di tante persone innocenti, i profughi provocati da questa guerra insensata. Dalla violenza nasce sempre violenza, una violenza maggiore.
Ed è l’esperienza che questo nostro mondo ha vissuto nel secolo scorso e che, purtroppo, ha visto troppe volte anche nel secolo attuale. Di fronte a questa esperienza sentiamo questa sera risuonare l’insegnamento di Gesù: Rimetti la tua spada nel fodero.
E questa parola ci raggiunge, conferma e ripropone quello che il Signore stabilì nell’alleanza con Noè, quindi con tutte le genti della terra: il sangue dell’uomo non è indifferente per Dio. È il cuore di ogni popolo che vuole essere degno di questo nome. Il Signore disse: del sangue vostro, anzi della vostra vita, io domanderò conto a ogni essere vivente. Chi sparge sangue dell’uomo, dall’uomo il suo sangue sarà sparso, perché ad immagine di Dio egli lo ha fatto.
I popoli lo hanno dimenticato tanto spesso nella storia e sembrano averlo dimenticato anche in questi giorni, ma Dio non lo ha dimenticato e la sua parola ce lo ricorda. È Gesù sofferente, abbandonato, innocente che ce lo insegna pagando di persona. Rimetti la spada nel fodero, perché tutti quelli che mettono mano alla spada di spada periranno.
Come è difficile testimoniare questo nella spirale di violenza che tutto sfigura, che obbliga a prendere per forza posizione. E abbiamo negli occhi le immagini dell’Ucraina, laddove si vuole risolvere una situazione complessa sembra addirittura con la purificazione etnica di un popolo, che ha già tanto sofferto nella sua storia. Notizie di morti e di nuove rovine si uniscono alla preoccupazione che divampi un incendio sempre più grande.
Non vogliamo fare di questa preghiera, non lo abbiamo mai fatto, una sede di dibattito politico, perché c’è qualcosa che viene ben prima della politica sono l’umanità e il Vangelo. Ed è l’ascolto del Vangelo che rende umani: Rimetti la spada nel fodero. È la sapienza del Vangelo, ben più forte di quella degli strateghi e dei tattici.
Risuoni nei cuori di chi può decidere questa parola di Gesù: Rimetti la spada nel fodero. Si fermi la guerra in Ucraina, si fermino le guerre in tanti altri paesi del mondo, si fermino le azioni militari, si torni a negoziare con disponibilità, consapevoli del valore della vita umana.
Questa non è l’espressione soltanto del nostro pensiero, è la preghiera al Signore della storia, perché guidi su vie di pace i passi che si dirigono su quei sentieri di guerra che conducono alla morte.
Dio che tutto può ci ascolti perché non ne nasce un male peggiore per tanti. Trovino saggezza i governanti, consolazione di sofferenti, pietà i feriti e i parenti delle vittime, solidarietà i profughi.