"Come il Buon Pastore, vicini ai popoli che hanno bisogno di rifugio e di cure". L'omelia di Sua Beatitudine Raphaël Bedros XXI Minassian, patriarca armeno cattolico

nella preghiera serale della Comunità di Sant'Egidio

Sua Beatitudine Raphaël Bedros XXI Minassian, patriarca armeno cattolico ha presieduto, insieme ai vescovi della sua Chiesa, la preghiera serale della Comunità di Sant'Egidio nella basilica di Santa Maria in Trastevere (Video della preghiera).

Pubblichiamo la sua omelia, sul brano del Vangelo di Giovanni, 10, 1-15

Carissimi fratelli in Cristo
permettetemi innanzitutto di ringraziarVi
, anche a nome dei miei fratelli vescovi, per questo invito, per l’incontro, per l’amicizia e anche per la preghiera che è il motore della nostra vita cristiana.
Pensando alla Vostra comunità che è sempre stata vicino al popolo armeno, così come è stata vicino a tante altre Nazioni, ho voluto concentrarmi sulle parole di Cristo che descriveva il Buon Pastore.
”Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore. Il mercenario vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge".
Carissimi fratelli della Comunità di San Egidio e cari amici, le parole di Gesù sul Buon Pastore, suscitano quiete, dolcezza, sono parole con un significato così profondo e rassicuranti che quando le ascoltiamo sentiamo la pace che abita il nostro cuore.
La Vostra missione è simile a quella dei veri rappresentati dell’Unico Buon Pastore. Cercate sempre di stare vicino alle pecore, ovunque esse siano. E per questo vi siamo grati. Così come vi siamo grati per l’impegno profuso a favore della pace e a favore deII’amicizia tra le fedi e tra i popoli.
Mentre visitate le nazioni in sofferenza, quelle che sono in guerra o che soffrono dei mali dei nostri tempi, come “la cultura dello scarto” di cui ci parla spesso il nostro amatissimo Santo Padre, cercate di presentare e trasmettere la testimonianza della vera bontà dell’ amore cristiano, quello gratuito, disinteressato, ricordando di come Gesù trattava i poveri, gli ammalati, gli afflitti di cuore.... Come il Buon pastore anche voi cercate di andare dietro la pecora smarrita, quella abbandonata, che naviga nel buio e ha bisogno di rifugio e di cure.
Sant'Agostino diceva “Se tu ti innalzi, Dio si allontana da te, se ti umili, Dio scende fino a te”. Perche scendendo da me, da noi, Egli può vedere la nostra debolezza, la nostra miseria umana e avrà misericordia di noi... Ascoltando le nostre suppliche farà cessare le guerre così come ha cessato il vento del mare in tempesta, e con le nostro preghiere fermerà e metterà fine anche a questa pandemia.
L’autodichiarazione di Gesù: «io sono il buon pastore» è un altro modo per dire: «io sono la via, la verità e la vita» (Gv 14,8), e per invitarti a seguirlo, diventando anche noi "buon pastore", dando la vita per gli altri, come egli l’ha data.
 
Cari amici le strade della vostra storia, personale e comunitaria, si sono spesso intrecciate con quella della nostra nazione, Nazione prescelta dal Signore per testimoniare attraverso i secoli la Sua Venuta, la venuta del Figlio Unigenito di Dio, Salvatore di tutta l’umanità.
La Basilica di San Bartolomeo sull’Isola che è ora affidata alla vostra cura è stata la sede cardinalizia del compianto Cardinale Gregorio Pietro Agagianian, il papa rosso, come si usava chiamarlo allora, di cui quest’anno ricorre il 50esimo della morte, avvenuta a Roma il 16 maggio del 1971.
Il libro “Una finestra sul massacro” dell’attuale presidente della comunità Marco Impagliazzo, è stato una vera e propria finestra, attraverso la quale anche l’opinione pubblica italiana ha conosciuto la triste pagina del genocidio subito dagli armeni, mentre “La strage dei cristiani. Mardin, gli armeni e la fine di un mondo” di Andrea Riccardi, è stato un elogio aII’eroismo di fede del nostro popolo, il primo ad aver abbracciato la fede cristiana e che non ha mai esitato di dare la propria vita per il Vangelo, come Io testimoniano le migliaia di martiri di ieri e di oggi.

Nella Iettera di concessione deII’EccIesiastica Communio che il Santo Padre mi ha consegnato ieri mattina, si sottolineava che la mia elezione “è avvenuta in un momento in cui gli uomini sono particolarmente provati da diverse sfide” per poi aggiungere che “anche sotto i diluvi della storia e nei deserti della nostra epoca, possiamo e dobbiamo camminare incontro al Crocifisso che è Risorto”.
Il Crocifisso e il Risorto sono stati da sempre le mete del popolo armeno che nei suoi più di 1700 anni di storia cristiana, ha patito guerre, invasioni, genocidi, ma ha sempre saputo rialzarsi guardando al futuro con occhi di speranza, e di Iuce, che viene dalla forza della risurrezione.
Anche oggi il mio popolo vive momenti difficili, sia in patria che nella diaspora.
Non possiamo non ricordare l’ultima guerra del Nagorno Karapagh scatenata alI’aIba del 27 settembre dello scorso anno, che come ogni guerra ha spazzato via migliaia di vite umane, ha spezzato i sogni di una generazione di giovani, e ha riempito gli occhi delle Ioro madri e dei Ioro padri di lacrime, che ad un anno di distanza stentano ad asciugarsi.
 
Non è da meno purtroppo la situazione vissuta dalla popolazione siriana, dove avevamo una volta una grande comunità armena, ridotta oggi, dopo anni di guerra, ad un terzo, per non parlare delle chiese distrutte, delle scuole da ricostruire e delle ferite sia materiali che spirituali che dovremmo curare. Lo stesso vale per quasi tutto il Medio Oriente dove la Chiesa Armeno Cattolica è presente, Irak, Iran, Gerusalemme, Amman, Egitto....
Che dire invece del martoriato Libano, dove come sapete, ha sede il nostro Patriarcato e dove qualsiasi aiuto che arriva sembra non essere sufficiente a colmare il mare di bisogni della popolazione. Senza menzionare le enormi difficoltà e sfide che dobbiamo affrontare nei paesi della diaspora, in Europa, Stati Uniti, America Latina eccc...
So, sappiamo, che la vostra comunità non risparmia sforzi per offrire aiuti necessari, anche attraverso i corridoi umanitari e altre iniziative in loco e qui a Roma e in Italia. Colgo pertanto l’occasione per dirvi grazie anche per questo
Grazie a nome di tutte le vite che avete salvato e anche di quelle che dovete ancora salvare.

Mi auguro che il nostro incontro stasera diventi il sigillo di una rinnovata amicizia, e di un impegno comune di collaborazione per fare in modo che la cultura della pace si diffonda in tutto il mondo e si possa vivere veramente e finalmente come fratelli. Tutti fratelli.