La forza dell'esperienza: le proposte di Sant'Egidio sull'immigrazione

Conferenza stampa con Marco Impagliazzo

La pandemia non solo ha sconvolto le dinamiche pre-covid dell'immigrazione in Italia ma più in generale tutto il quadro del mercato del lavoro tra nuove povertà da un lato e domanda di lavoro che non trova candidati dall'altro. Per tutti questi motivi, la Comunità di Sant'Egidio, da sempre vicina al mondo dei migranti, soprattutto con le iniziative dei corridoi umanitari autofinanziati, sulla base di una approfondita analisi dei dati, formula alcune proposte all'attenzione del governo italiano in vista del prossimo Consiglio europeo.

La prima: ampliare e generalizzare la prassi dei corridoi umanitari promossi da ong accreditate presso i governi, con il coinvolgimento della società civile nell'accoglienza, per salvare vite umane, e contemporaneamente disincentivare i viaggi sui barconi e favorire l'integrazione; la seconda, reintrodurre le sponsorship private (per beneficiari nominativamente indicati che provengano da aree di crisi) che potrebbero essere consentite, oltre che alle ong accreditate, a imprese, famiglie di cittadini europei o di stranieri residenti di lungo periodo, purché in grado di assicurare idonee garanzie economiche; la terza, ripristinare urgentemente i flussi d'ingresso regolari volti a favorire l'occupazione in settori strategici corrispondenti alla domanda del mercato per lavoratori specializzati e con particolare riferimento alle seguenti categorie di cui c'è carenza nel mercato italiano:  infermieri, badanti, lavoratori agricoli, addetti nella filiera del turismo. E infine, superare Dublino per risolvere la complessa dinamica dei movimenti secondari

La mancata adozione di misure del genere, ha spiegato in una conferenza stampa il presidente della Comunità, Marco Impagliazzo, continua ad alimentare il circolo vizioso di tutta una serie di problemi legati al mondo dell'immigrazione tra cui "il sommerso" perché "non si ha il coraggio politico di fare delle scelte semplici che in realtà sono nell'aria da tempo e che messe in pratica da subito consentirebbero una ripartenza migliore  sul tema migratorio ma anche italiano viste le grandi potenzialità che una regolarizzazione della migrazione avrebbe sull'entrata tributaria e quindi sul welfare italiano in generale". ll presidente della Comunità ha parlato di "costo dell'irregolarità". "Abbiamo salutato con soddisfazione il provvedimento di regolarizzazione avviato lo scorso anno, a cui hanno aderito 220mila persone. Dopo un anno però questa procedura rischia di fallire per lentezze di vario tipo. A Roma, dopo un anno, su 16mila domande, per motivi burocratici non è stato rilasciato alcun permesso di soggiorno". Infine, "secondo la Fondazione Leone Moressa nel 2019 in Italia erano 630mila gli stranieri privi di un regolare contratto di lavoro. Un piccolo esercito, formato per la maggior parte da immigrati senza permesso di soggiorno, che produce una ricchezza (non dichiarata) pari a 15 miliardi di euro, un punto di Pil". Sant’Egidio ha voluto poi sottolineare che "il lavoro nero determina una grave perdita per le casse dello Stato sotto forma di mancato gettito fiscale di 7,2 miliardi di euro", "mentre ammonta a 90 miliardi di euro il saldo passivo per le pensioni degli italiani".

"Abbiamo valutato - ha spiegato Marco Impagliazzo - quali sono i settori di maggiore difficoltà che avrebbero bisogno dell'apertura di flussi regolari di migrazione. Soltanto a Rimini mancano all'appello circa 7mila addetti tra camerieri, lavoratori d'albergo e assistenti degli stabilimenti balneari. Stesso scenario in Trentino e in Puglia. La maggiore piattaforma italiana di intermediazione lavorativa, LavoroTurismo.it, stima una carenza di personale del 20% per mansioni generiche e del 30% per quelle qualificate e ben retribuite". C'è poi il settore dell'Agricoltura. "Secondo la Coldiretti nelle campagne mancano 50mila addetti, soprattutto per la scadenza dei permessi di soggiorno degli immigrati". Altro settore è quello della Sanità per la carenza di infermieri. "Secondo la Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche (Fnopi) in Italia mancano più di 63.000 infermieri".

"La presenza degli immigrati in Italia - ha dichiarato Marco Impagliazzo - non è da considerare un problema ma, se gestita in modo opportuno, una delle risorse che possono aiutare in modo decisivo il nostro Paese a ripartire dopo il duro colpo della pandemia e che risulta determinante per una più incisiva programmazione sociale, demografica ed economica"

fonte: ANSA

 

 Conferenza stampa "Immigrazione: risorsa in più per ripartire"