"L'amicizia è l'arma efficace e pacifica per lottare contro lo spirito di rassegnazione" Omelia di don Vittorio Ianari nella liturgia in memoria di Modesta Valenti

Deuteronomio 18,15-20
I° Corinzi 7,32-35
Marco 1,21-28

Omelia di don Vittorio Ianari

Care sorelle, cari fratelli
il Vangelo che abbiamo ascoltato ci racconta di Gesù che di sabato entra in sinagoga a Cafarnao e qui il suo insegnamento suscita stupore, la gente è sorpresa da parole piene di novità e di autorevolezza; ma in quella piccola sinagoga non entra solo il Signore, entra anche lo spirito impuro che si era impadronito di quell'uomo.
Che nome ha questo spirito? Questo spirito impuro è lo spirito di rassegnazione; nel Vangelo ci è detto che questo spirito mostra di conoscere molto bene chi sia Gesù, lo chiama per nome, conosce la città dove il Signore è cresciuto, Nazareth. E lo teme perché sa che è venuto per la sua rovina: “Sei venuto a rovinarci?”. E poi gli dice: “Io so chi tu sei, il santo di Dio”. Uno spirito che teme il Signore, teme la sua Parola perché contrasta l'azione dello spirito impuro, ma è anche uno spirito che ha un suo potere, un suo fascino oscuro. Infatti, riesce a impossessarsi degli uomini, come di quell'uomo nella sinagoga a Cafarnao. E come lo fa? Suggerendo che in realtà non c'è una vera e propria via d'uscita, non c'è vera possibilità di cambiamento, di novità, insegnando perversamente cioè a guardare con occhio malizioso, cinico, rassegnato tutto ciò che si presenta come novità, soprattutto se novità di bene e novità di giustizia, di dignità per tutti, facendo crescere la distanza e la diffidenza.

Atteggiamenti che vengono venduti come istintivi, come naturali verso chiunque osi avvicinarsi.  È così che quello spirito reagisce quando il Signore entra in quella sinagoga e si avvicina: che c'entri? Così questo spirito di rassegnazione conquista gli animi e si insedia nell'intimo di ogni uomo e compie tutto questo facendosi passare alla fine per normalità.  
Anche noi, a volte, abbiamo ascoltato le voci dei nostri fratelli, delle nostre sorelle: questa è la vita, che ci vuoi fare? Infatti questo è ciò che avviene anche nei nostri giorni: quante esistenze piegate dallo spirito di rassegnazione! E nella rassegnazione si diviene più freddi, più disillusi, meno disposti all'amicizia, a tendere la mano, ad aiutare, ad aiutarsi.

Così la speranza di poter vivere diversamente, quella speranza che viene col Signore Gesù, la sua parola, la sua presenza, la sua famiglia, la speranza di poter vivere diversamente è una grande luce in questo tempo, una luce che noi vediamo splendere in questa Santa liturgia in cui facciamo memoria non di episodi di rassegnazione. Al contrario facciamo memoria di tanti nomi, a partire da Modesta che nello stesso giorno di oggi, nel 1983, è stata portata via proprio dall’indifferenza, dalla rassegnazione degli uomini. Facciamo memoria di lei e insieme a lei di tanti nomi, di tanti amici che ci sono cari perché ci sono stati vicini e non lontani, sono stati compagni e non antagonisti o nemici. Non la distanza ma l'amicizia: questa è l'arma efficace, l’arma pacifica per lottare contro lo spirito di rassegnazione. L'insegnamento di Gesù contrasta con quello spirito e questo scatena la reazione di cui parla il Vangelo.  

Per il Signore Gesù non è che ogni tempo sia uguale all'altro e con lui esiste sempre una vera e bella possibilità di cambiamento e di novità. Questa possibilità scaturisce dalla presenza stessa del Signore che incessantemente chiama gli uomini ad essere con lui, chiama gli uomini a tornare a guardarsi per quello che sono e cioè fratelli; a dimettere, perché nocivo, tutto quello che spinge a separarsi dal Signore, dai fratelli. Egli sempre con grande pazienza torna a chiamarci perché noi impariamo a diffidare più di noi stessi che degli altri. E tutto questo rappresenta come una grande rivolta a quello spirito di rassegnazione che aleggia sulle varie età e le vicende degli uomini, rivolta che rende capaci anche noi di essere animati da questo spirito. Una rivolta all'inimicizia, al calcolo, alla freddezza, al giudizio amaro. Quando abbiamo partecipato con i nostri amici, i nostri fratelli di questo spirito, ci siamo sentiti liberati da uno spirito di rassegnazione che umilia la vita di tutti.

Ecco perché quello spirito reagisce in modo così violento. Il Signore è venuto per combatterli per rovinarli, al plurale perché come dice il Vangelo quello spirito immondo parla a nome di molti. Il Signore viene per lottare contro tutto ciò che umilia e piega il desiderio, la sete di vita piena. I presenti nel Vangelo, quelli in quella sinagoga, che prima erano stupiti, dopo questo incontro del Signore con quell'uomo dominato da quello spirito e dopo che il Signore ha cacciato via quello Spirito immondo, furono presi da timore. E’ un timore giusto perché è l'atteggiamento di chi intuisce di trovarsi davanti a qualcosa di grande. Grande perché fa libera la vita di ogni uomo, la restituisce alla speranza, viene tra gli uomini colui che può strapparli al destino di rassegnazione.

Da quel timore pieno di stupore, da quella intuizione che apre alla fiducia nasce allora una nuova energia: è quello che abbiamo sperimentato anche noi nell'amicizia col Signore e nell'amicizia nel Signore che ci lega gli uni gli altri. Il Vangelo la esprime con questo “subito”, la fama del Signore si diffuse subito anche attraverso quegli uomini che erano presenti, quelle donne che erano presenti quel giorno a Cafarnao. La fama del Signore si diffonde subito: “subito” è l'espressione di una capacità di decidere e di essere che scaturisce da un animo non più posseduto dalla rassegnazione ma libero da questo demone.
Così, care sorelle e cari fratelli, quest'oggi ci ritroviamo qui insieme in questa bella Basilica per ricordare al Signore tanti nostri amici e anche per ringraziarlo perché l'esperienza descritta nel Vangelo è stata anche la nostra e per confermare a lui il nostro desiderio di continuare insieme a lui questa lotta contro lo spirito di rassegnazione. Quel che successe quel giorno a Cafarnao lo possiamo vivere, l'abbiamo vissuto e lo possiamo rivivere sempre. Allora per questo rendiamo grazie al Signore vera luce, vera vita per ogni uomo, per ogni donna in ogni tempo,
Amen