A Genova, l'aiuto di Sant'Egidio in una città impoverita a causa del Covid-19

All'interno di uno dei centri di distribuzione di Sant’Egidio ci sono in questo momento i volontari che stanno preparando dei pacchetti con dei biscotti, cioccolato, latte, olio. Siamo con Sergio Casali della Comunità che risponde ad alcune domande di Unomattina (Rai 1).

A chi sono destinati? Come avverrà la distribuzione?
I generi alimentari sono destinati alle persone della città che incontriamo in varie modalità durante i nostri servizi e che ci manifestano il bisogno di essere aiutati ad arrivare a fine mese con un supporto alimentare di vario genere. Ci raccontavi che con il Covid-19 è esplosa la richiesta di aiuto.

Come è cambiata nei numeri, ma anche nella composizione?
Abbiamo avuto la percezione netta, come tutti, che si possa parlare di un pre e di un post emergenza sanitaria. I numeri sono la manifestazione di un'esplosione, ovvero avevamo tre centri di distribuzione nella nostra città, adesso ne abbiamo 10 per andare incontro alle persone per evitare gli spostamenti. Abbiamo avuto un aumento del 30-40% delle persone che seguiamo, per dire solo un numero che sembri significativo, alla nostra mensa per i poveri venivano a mangiare circa 6000 persone tutti i mesi, adesso ogni mese abbiamo almeno 13.000 persone.

Ci sono anche nuove categorie che si affacciano la richiesta di aiuto?
Si, questo forse è l'aspetto che colpisce di più perché noi incontriamo persone che erano proprio al di fuori dei circuiti della solidarietà, alcuni proprio ci dicono con un po' di sgomento che non sanno nemmeno come fare, a chi rivolgersi. Alcuni, invece, erano riusciti ad uscire dalla necessità di chiedere aiuto con piccoli lavori precari, con una sistemazione, con addirittura piccoli progetti imprenditoriali e si sono trovati di fronte al fallimento e quindi questo è forse l'aspetto anche più drammatico.