Il muro che tiene separati gli anziani va abbattuto. Un apartheid sociale da vincere

Intervento di Marco Impagliazzo sul Corriere della Sera.

Nonostante la permanenza della pandemia da Covid 19, si è giustamente scelto il progressivo ritorno — con le precauzioni del caso — non solo alle attività lavorative e scolastiche, ma anche alle relazioni sociali, a partire dall’estate, nei luoghi turistici e in ogni città, talvolta con preoccupazione per gli assembramenti provocati. C’è però un’ampia categoria di cittadini che è ancora grandemente esclusa da questo ritorno ad una «normalità protetta»: gli anziani «istituzionalizzati».

Così scrive Marco Impagliazzo sul Corriere della Sera (LEGGI TUTTO) ponendo l'attenzione sul diritto degli anziani a ricevere visite di familiari, ma anche di amici e volontari, e mettendo in relazione la necessità di protezione della salute fisica e del benessere psichico.

Le restrizioni sono motivate dalla prevenzione dei drammatici contagi di coronavirus che sono avvenuti nelle strutture per anziani, per la grande maggioranza, in realtà, non legati a relazioni con familiari e altri visitatori. L'esclusione degli anziani "istituzionalizzati" dalla vita sociale non protegge ma aggrava la salute fisica, mentale e psichica di ogni individuo.

Il dolore e la preoccupazione per le troppe morti, di fronte all'esigenza di cambiare mentalità nel prendersi cura degli anziani, ha motivato l'appello internazionale "Senza anziani non c'è futuro", aperto alla firma online, in cui si avverte del pericolo come società di considerare meno preziosa la vita di chi è più debole e avanti negli anni.

Firma e fai firmare l'appello "Senza anziani non c'è futuro" per una sanità non selettiva »

La Comunità di Sant'Egidio da anni è presente con operatori e volontari in centinaia di residenze sociosanitarie e socio-assistenziali. Molti sono giovani, che rispondono all'invito di costruire ponti e non muri, per vincere un vero e proprio apartheid sociale verso gli anziani.