"Anziani dalla vita modesta, grandi perchè umili, indicano la via per incontrare il Signore" Omelia di don Vittorio Ianari in memoria di Modesta Valenti e di chi ha vissuto senza dimora

Lc 2, 22-40

Liturgia in ricordo di Modesta e delle persone senza dimora morte per la durezza della vita di strada
Basilica di Santa Maria in Trastevere, 2 febbraio 2020

Predicazione di don Vittorio Ianari


Lc 2,22-40

Care sorelle e cari fratelli,
la liturgia che celebriamo anche quest’anno in ricordo della nostra cara sorella Modesta, si arricchisce quest’anno di un motivo ulteriore, quello della festa della presentazione al tempio del Signore Gesù, la festa della Candelora. E il Vangelo che abbiamo letto dà una comprensione ben più profonda della memoria, della preghiera che vogliamo compiere davanti al Signore.
Infatti il Vangelo che abbiamo ascoltato ci narra di Gesù che è presentato al tempio da Maria e da Giuseppe. E qui si incontra con l’anziano Simeone e con l’anziana Anna. Quella che va a Gerusalemme è una piccola e modesta famigliola che va al grande tempio, costruito da Erode il grande. Chi si accorge di loro?
È la domanda che ci siamo già fatti nella festa del Natale: chi si accorge di loro, lì nella periferia di Betlemme, quando il Signore Gesù viene al mondo? Sembra che nessuno se ne accorga. Allora c’erano quei pastori, anche qui, però, c’è qualcuno che si accorge. Potremo dire, con uno sguardo affrettato, sono due poveri anziani, modesti anche loro, senza potere, senza conoscenze, senza mezzi, senza agganci con persone importanti.
Sì, sorelle e fratelli, sono modesti come la nostra sorella Modesta. Eppure costoro vivono e capiscono in modo molto più autentico e profondo di coloro che, magari a motivo della presunzione di sé, della loro storia, ritengono di capire e addirittura di determinare la sorte degli altri uomini.
Nella vita ordinaria questo accade forse anche a noi, ci si agita per molte cose ma come disse Gesù a Marta, la sorella di Maria: “Marta, Marta ti preoccupi e ti agiti per molte cose, ma una sola cosa è quella di cui c’è bisogno, Maria si è scelta la parte migliore che non le sarà tolta”.
Così Simeone e Anna, modesti anziani, scelgono la parte migliore. Capiscono, conoscono che quello è il momento opportuno per andare al tempio, per dirigersi verso quella piccola famiglia, per riconoscere in quel piccolo bambino colui che è venuto per la redenzione e la salvezza di molti. Prendono fra le loro braccia la salvezza e la gioia della loro vita, nonché del mondo intero, svelano a Maria e a Giuseppe la grandezza di quel loro figlio.
Ma come hanno saputo? Come hanno potuto conoscere? Come hanno fatto? Da dove hanno trovato quelle parole che restano nel Vangelo e ogni volta, in tutto il mondo, che si celebra la festa della presentazione al tempio torniamo a leggere queste parole così belle di quel povero anziano.
C’è un segreto, in realtà della loro vita, ma come tutti i segreti nella Scrittura e nella fede cristiana, è un segreto che chi lo vuole comprendere in realtà arriva a comprenderlo, anzi diviene una via che anche noi possiamo percorrere. Ecco allora il loro segreto, il Signore ama, conoscono e confessano la loro pochezza, la loro modestia. E proprio perché, in una certa misura, la conoscono e la confessano, l’hanno affidata al Signore. Così lo attendono, come colui che può dare la luce che manca.

La loro modestia, conosciuta e confessata, ma soprattutto portata davanti al Signore, diviene allora umiltà e nell’umiltà possono tutto e conoscono tutto. Perché sono amati, sentiti come figli da Dio. Gesù stesso dirà di sé stesso: “Imparate da me che sono mite e umile di cuore e troverete ristoro per le anime vostre”. Come è bello questo ristoro e come è davvero un farmaco per gli affanni della nostra vita.
Così noi guardiamo a Simeone e Anna, guardiamo a loro come fratelli che ci indicano la via. La modestia conosciuta e confessata diviene umiltà e attesa, e l’umiltà che attende diviene allora amore per il Signore e affetto per ogni uomo.
È questo affetto che ci conduce qui, amore e fiducia per il Signore e affetto per ogni uomo visto come un fratello. La memoria di Modesta e di tanti nostri fratelli che ci hanno lasciato, ci porta qui a far salire al Signore la nostra preghiera e anche il ringraziamento per aver camminato con loro, per aver intrecciato sentimenti di amicizia con loro.
A volte, sorelle e fratelli, siamo presi, agitati per quello che non vale. Capita a tutti. Viviamo, allora, un po’ dissipati, un po’ intontiti. Ci difendiamo e difendiamo le nostre cose come se questa potesse essere una risposta. Eppure questa non è una condizione dalla quale non si possa uscire.
Simeone e Anna, e con loro sicuramente Modesta e tanti nostri fratelli, ci indicano la strada per essere con loro, tutti nella gioia. Questa gioia è quella di poter vivere per quello che vale davvero, per quello che è autentico, per quello che resta e soprattutto per quello che è amato, apprezzato, protetto da Dio.
È la gioia di poter incontrare colui che salva la nostra vita dalla pochezza e dalla tristezza. È la gioia di conoscere, anzi di prendere tra le braccia anche noi colui che è “luce per illuminare le genti”.
Così, sorelle e fratelli, Simeone e Anna, due poveri e modesti anziani, vivono l’unica cosa che veramente vale, di cui c’è bisogno. E anche noi possiamo vivere una autentica pienezza come loro. È la pienezza e la forza di chi, come Modesta, affida la propria pochezza al Signore, lo cerca, lo attende e incontratolo lo prende tra le braccia e gioisce, perché ha trovato, nella sua vita, il tesoro che non verrà mai meno.
E allora Gesù ci viene incontro, ci accompagna, ci accoglie. Pone, dopo che noi lo prendiamo in braccio, come ci suggerisce il mosaico che è davanti a voi, il suo braccio sulle nostre spalle. Lo fa con sua madre, ma lo fa anche con i suoi amici, con i suoi figli, con i suoi fratelli e ci consola, ci rafforza. Torna a dirci in ogni giorno della nostra vita: “Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”.
Questa è la compagnia che egli offre agli umili e ai poveri, a chi si affida a lui con fiducia, a chi torna a lui con perseveranza. E la sua compagnia dà vita a questa nostra famiglia, che oggi, in questa santa liturgia, lo ringrazia insieme ai tanti amici che il Signore ha avuto la pienezza di poter incontrare, per il suo affetto, per il dono della vita e della fede, per la sua vicinanza che è fedele nei giorni belli e in quelli più difficili della nostra esistenza. Ogni giorno, fino alla fine del mondo.

LEGGI La storia di Modesta, anziana senza dimora, morta senza ricevere soccorsi a Roma, il 31 gennaio 1983