Sinodo dell'Amazzonia, ne parliamo con mons. Spreafico: ascoltare il grido della Terra e dei poveri. VIDEO

Ambrogio Spreafico, vescovo di Frosinone-Veroli-Ferentino e partecipante al Sinodo sull'Amazzonia concluso oggi, spiega come sono nate le domande della Chiesa sull'Amazzonia, quando questa regione non era al centro di una drammatica attualità. Interrogativi che si pongono su un piano particolare, come la situazione delle popolazioni indigene vittime dello sfruttamento delle risorse, ma anche su un piano universale, su come ascoltare il grido dei poveri, insieme al grido del creato.

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Il Sinodo amazzonico è segno della particolarità che diventa universalità nella Chiesa

Siamo verso la fine del sinodo dell’Amazzonia. È un sinodo importante, voluto da papa Francesco due anni fa. Si vede qui come la Chiesa e come papa Francesco vivano il senso della profezia della Chiesa, perché due anni fa dell'Amazzonia non parlava nessuno. Oggi se ne parla finalmente perché purtroppo assistiamo a un territorio in difficoltà, che è grande circa 20 volte l'Italia. Un grande territorio che si trova per la maggior parte in Brasile, ma sono in realtà 9 i paesi che afferiscono al bacino amazzonico, fatto non solo del Rio delle Amazzoni ma anche di altri grandi fiumi. È chiamato il “polmone della terra” ma è anche un polmone di grandi sofferenze. Il fatto che fa papa Francesco abbia voluto un sinodo significa volere che questa riflessione, che è molto collegata alla Laudato si’, sia una riflessione non solo di coloro della Chiesa che vive nel territorio dell’Amazzonia, ma anche per tutta la Chiesa. È una particolarità che diventa universalità: in questo è anche la bellezza della nostra Chiesa. Roma è il segno dell'universalità della Chiesa e queste domande che vengono dal sinodo dell'Amazzonia sono domande che riguardano il creato, quindi il creato nella sua complessità: la terra, i fiumi, le acque, l'inquinamento, l’estrattivismo, la violenza contro la Terra, ma anche la violenza contro i popoli. In Amazzonia ci sono tanti popoli indigeni, si parlano 100 lingue e tanti dialetti. È un popolo di popoli. Si potrebbe dire che è un'armonia di differenze, così come io amo chiamare ogni tanto il creato: un'armonia di differenze.

 

Il grido dei poveri è nel grido del creato: il legame tra il sinodo e la Laudato si'

Emerge quello che Papa Francesco nella Laudato si chiama il grido della terra e il grido dei poveri sono due grida che sono molto collegate. Il linguaggio di papa Francesco è un linguaggio profondamente biblico. Leggendo la Bibbia, soprattutto i Salmi ma non solo, dall'Esodo si dice del lamento, del grido di Israele, di Dio che ascolta del grido del suo popolo dalla schiavitù dell'Egitto. Questo grido arriva attraverso l'Amazzonia a noi perché in Amazzonia ci sono tante sofferenze. Sono le sofferenze di uomini e donne che vivono nella povertà, tante volte privati del luogo in cui vivono, privati della terra per via delle grandi coltivazioni, della deforestazione, privati dei minerali preziosi che ci sono in quella terra, le multinazionali, l’estrattivismo, quindi anche la violenza sulle persone. Ci sono martiri dell'Amazzonia, uomini e donne che hanno difeso i popoli indigeni, che hanno difeso la terra e che per questo sono morti. In questo senso direi che il grido della Terra, il grido dei poveri viene rivolto anche a noi come una domanda che ci apre l'orizzonte, perché io credo che uno dei grandi problemi della nostra Chiesa che vedo in Italia, forse anche in Europa, è che la Laudato si’ non è stata tanto recepita. Noi siamo una Chiesa che come chiesa universale si è molto interessata e battuta per i diritti, per la pace, contro l'ingiustizia e la violenza, ma che ha poco accolto il messaggio della Laudato si’ che ha voluto inserire questo grido dei poveri all'interno del grido del creato. La Laudato si’ è stata considerata un po' come nel Concilio la Gaudium et Spes: come una cosa che non riguardava tanto la nostra vita di fede. In realtà riguarda la nostra vita di fede e stando al Sinodo si vede come è vero quello che Papa Francesco ha scritto nella Laudato si’: il grido della terra insieme al grido dei poveri è una domanda alla nostra fede, anche al modo in cui viviamo l'annuncio del Vangelo e la comunicazione del Vangelo nel mondo di oggi, quindi non solo in Amazzonia ma anche in Europa.

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