"Amici!": così ci chiamava Cornel, senza dimora morto pochi giorni fa a Roma. Il ricordo

Giovedì 17 gennaio nella Rettoria di S. Leone in via Boccea si è tenuta la preghiera in memoria di Cornel, amico senza fissa dimora che ha perso la vita alcuni giorni fa a Piazza Irnerio (Roma).

Cornel aveva poco più di 60 anni, era originario della Romania, aveva perso uno dei suoi quattro figli colpito da un fulmine caduto nella campagna intorno a Sibiu, città nella quale viveva con la sua famiglia. Era in Italia da tre anni ed erano in tanti a conoscerlo. Si era fatto un giaciglio per dormire nella piazza.

Una vita nascosta la sua, ma a cui tante persone del quartiere si erano affezionate. E tanti infatti sono stati coloro che lo hanno ricordato ieri sera nella preghiera con la Comunità di Sant'Egidio: abitanti della zona, parrocchiani di S.Leone e S.Lino, amici del Collegio Pio Brasiliano: 120 persone che hanno voluto farsi vicini a quest'uomo mite, con cui non era facile comunicare perchè non parlava italiano, ma dal grande sorriso. Quel sorriso che i giovani di Sant'Egidio avevano visto sul suo volto la prima volta che lo avevano incontrato un anno fa quando, in una notte di pioggia battente come quella di ieri sera, lo avevano aiutato a rialzarsi perchè era scivolato e gli avevano detto "Siamo amici!" e lui quella parola "Amici!" continuava a ripeterla con il volto sereno di chi aveva trovato qualcuno che gli aveva mostrato affetto e vicinanza, di chi aveva raccolto "il grido silenzioso di un uomo fragile e ferito dalla vita, che il Signore ha ascoltato e che ci chiede di essere accolto", come ha detto don Andriy Vakhrushev.

Commentando il Vangelo della guarigione del lebbroso, don Andriy ha concluso: "Anche nel nostro tempo, nel nostro mondo di oggi, si creano leggi, una cultura dello scarto, una ricerca di sicurezza che spesso nasconde la paura di avvicinarsi a chi è povero o a chi è straniero, e ci dice di non esprimere solidarietà, di non interessarsi della loro vita. Il Vangelo mette in evidenza il gesto di Gesù che toccò con la mano il lebbroso: un incontro anche fisico con cui Gesù guarì il lebbroso. Il miracolo compiuto da Gesù chiede a tutti noi, a tutte le comunità cristiane, di essere attente al grido dei poveri, come lo era Gesù, e operare anche noi assieme a lui i miracoli che ridonano la dignità e allargano la gioia nel cuore e nella vita dei malati e dei poveri”.

Alla fine della preghiera, in tanti si sono recati a piazza Irnerio a deporre un fiore nel luogo in cui Cornel stava ogni giorno, compiendo un gesto semplice ma espressione di un cuore aperto che non vuole lasciare ai margini i tanti lebbrosi del nostro tempo.